Cinquant'anni dopo la Torre Galfa, 109 metri e 31 piani proprio a due passi dalla sede della Regione Lombardia, si prepara a una restyling atteso da tempo. E che dovrebbe riconsegnarla, da grattacielo caduto in disuso, a centro direzionale del capoluogo lombardo. Ufficialmente, è bene precisarlo, la ristrutturazione non è ancora partita. Il grattacielo è inutilizzato, e dall'esterno appare come un cantiere bloccato. E tuttavia, la tabella di marcia del proprietario, la Fondiaria Sai controllata dalla famiglia Ligresti, prevede che entro primavera venga avviata una gara tra operatori specializzati per selezionare l'impresa alla quale verranno affidati i lavori.

Tempo diciotto mesi e le opere dovrebbero essere concluse, permettendo alla compagnia di mettere a reddito un edificio rimasto praticamente inutilizzato negli ultimi quattro anni. 

Così, quello che da molti era considerato come il "fratellino" del Pirellone tornerà a essere protagonista dello skyline meneghino in una zona già particolarmente densa di grattacieli, con il nuovo Palazzo Lombardia, la Torre Breda e quelli che stanno sorgendo nel comprensorio Garibaldi-Isola sotto la regia del gigante immobiliare texano Hines.

Il restyling, con ogni probabilità, lascerà il Galfa "in famiglia". Avverrà infatti sul piano elaborato, circa due anni fa, da Vittorio Bega, figlio del noto architetto Melchiorre Bega, che firmò la torre nel lontano 1956. Sarà una ristrutturazione, secondo quanto si apprende, che non stravolgerà l'aspetto originario del grattacielo, ma anzi tenderà a riprodurlo con le facciate continue in alluminio e vetro.

Nata inizialmente come sede della Sarom (il colosso della raffinazione di Attilio Monti), la Torre Galfa – il cui nome deriva dall'unione delle iniziali delle due vie tra cui sorge, via Galvagni e via Fara – è poi stata per trent'anni la sede direzionale della Banca Popolare di Milano, per essere infine rilevata nel 2006 da Fondiaria Sai per 48 milioni di euro.

A fine 2008, ultimo dato disponibile, la compagnia assicurativa valutava la torre 55,6 milioni di euro (la stima è dell'esperto indipendente Scenari Immobiliari) anche in ragione di lavori di bonifica dall'amianto, per una cifra complessiva pari a 1,5 milioni di euro. In realtà l'immobile era in capo alla società Mantegna srl, comunque controllata al 100 per cento dalla Fondiaria Sai. Poi, nel mese di dicembre del 2009, a seguito del riassetto di alcune partecipazioni, la stessa Mantegna è stata assorbita dalla compagnia assicu rativa.

Ora parte il conto alla rovescia per la ristrutturazione vera e propria, per cui è già stata presentata una dichiarazioni di inizio lavori in Comune.

Da il Sole 24 Ore