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venerdì 28 maggio 2010

ROMA - MAXXI





A ROMA IN VIA GUIDO RENI
Apre il Maxxi di Zaha Hadid Fischiato il ministro Bondi Il titolare della Cultura: questo museo è merito di Berlusconi. Buu e contestazioni. Ma poi aggiunge: «Bravo anche chi ci ha preceduto». Folla per l'evento
Fischi, contestazioni, e sonori «buuu» hanno accolto l'inizio dell'intervento del ministro per i Beni culturali Sandro Bondi nel corso della cerimonia d'inaugurazione del Maxxi, il futuribile museo di Arte Contemporanea firmato Zaha Hadid.
GOVERNI PRECEDENTI - A far scattare le contestazioni sono state le prime frasi di Bondi: «Rivendico al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e al ministro Altero Matteoli il merito di aver portato a compimento il primo museo delle arti del XXI secolo». Mentre i fischi e i «buuu» partivano dalla platea, il ministro Bondi ha aggiunto «e desidero riconoscere il ruolo essenziale che hanno avuto i governi precedenti con i loro ministri dei Beni culturali». E qui sono scattati gli applausi, cui Bondi ha replicato «questo lo avrei detto e se mi facevate parlare vi sareste risparmiati una figuraccia - continua rivolto al pubblico - Desidero allora riconoscere il ruolo essenziale che i governi precedenti hanno avuto nell'avvio dei lavori del museo, da Veltroni alla Melandri che è qui e saluto con viva cordialità, da Urbani a Buttiglione e Rutelli, questo dimostra che quando si è uniti, si mettono da parte interessi di partito, i risultati per l'interesse del paese si vedono, si ottengono e sono sotto gli occhi di tutti. Sono certo che il museo può diventare per Roma un grande centro di attrazione culturale». «Sono amareggiato dagli attacchi - conclude Bondi - ma io credo nella cultura libera da condizionamenti di poteri e ideologie. La vera cultura, i veri uomini di cultura, non sono di destra o sinistra ma di cultura e basta. Io non sono uomo di potere ma ho sempre creduto che la politica si basasse su idee. Io ho le mie idee e le rivendico nel campo della letteratura, arte e cinema, ed è giusto che io le rivendichi». E sul Maxxi commenta: «un grande museo che può diventare un centro di attrazione per la cultura e per il mondo. Possiamo essere molto soddisfatti». Raggiante, il direttore generale del ministero dei Beni culturali per la valorizzazione, Mario Resca. «Dieci anni di lavori, molti sforzi, molto entusiasmo - dice - il mondo ci guarda, è il Maxxi lanciato verso il futuro».

Dal Corriere della Sera

MILANO - Arte e fontane, Milano cambia look


IL PROGETTO - OPERE CONTEMPORANEE IN SPAZI APERTI. ARRIVA CATTELAN

Dalle piazze ai Navigli. La Moratti: la città valorizza i suoi luoghi. Writer pagati per riqualificare i cavalcavia

Dieci piazze per l’arte contemporanea; dieci writers per la public art; dieci fontane lungo la Cerchia dei Navigli. Il sindaco Letizia Moratti presenta il percorso «che ci porterà per tappe diverse al Museo di Arte Contemporanea». Milano si muove «cercando di creare un rapporto fra la città e i suoi luoghi, il pubblico e il privato», come spiega il sindaco. L’assessore alla Cultura, Massimiliano Finazzer Flory ricorda che il progetto ha una meta: «Nel 2013 avremo il Museo di Arte Contemporanea. Ma, prima, abbiamo le opere che possono interagire con un’altra opera, la nostra città». Il percorso si muove lungo tre binari. Da fine giugno alcuni writers («Che non dobbiamo più chiamare così: è la public art») selezionati daranno vita al progetto Walls of Fame, organizzato in collaborazione con Gisella Borioli.
In nove luoghi «brutti» di Milano, dai sottopassi di via Sapri, viale Cassala, viale Monza al cavalcavia Bacula, alla stazione di Lambrate, questi artisti dovranno disegnare «la città che vorrei». Proprio per marcare la differenza fra questa forma d’arte e lo sfregio dei muri, ai writers prescelti sarà anche garantito, grazie ad uno sponsor, un compenso di mille euro.

Secondo binario è quello delle dieci piazze che saranno affidate ad altrettanti artisti che «presteranno» un loro allestimento: un po’ come a suo tempo aveva immaginato l’assessore all’Arredo Urbano Maurizio Cadeo, che plaude al progetto. Si comincia a luglio: di fronte a Palazzo Reale verrà collocata «Le pietre sono parole» di Marco Nereo Rotelli: poi toccherà al discusso dito medio di Maurizio Cattelan, «Contro le ideologie», che campeggerà in piazza Affari; di seguito, in piazza Duomo «La Montagna di Sale» di Domenico Paladino e poi ancora Pistoletto, Armando Testa, Chen Zhen, Pascale Marthine Tayou, Kendelle Geers. Del progetto, organizzato insieme all’associazione Acacia, saranno poi ospiti speciali Arnaldo Pomodoro con il ritorno del Disco in piazza Meda e Fausto Melotti, la cui Sequenza verrà esposta all’esterno dell’Hangar Bicocca. Tutte location centrali: «Per ragioni di sicurezza e non perché l’arte dimentica le periferie — sottolinea Finazzer — dove per altro ospiteremo la public art e dove, in prospettiva, continueremo a lavorare seguendo l’esempio di via Padova».

Terzo binario è quello delle fontane. L’idea voluta dal sindaco è quella di «far rivivere l’acqua di Milano attraverso l’opera di grandi artisti». Verrà così tracciato un percorso che più o meno ripercorrerà quello della cerchia interna con sculture-fontane realizzate con materiali nobili, non deperibili, di facile manutenzione. La prima fontana verrà installata entro l’anno grazie all’associazione Acacia. Anche per il resto dei progetti, il Comune conta sugli sponsor e le associazioni: «Tutto questo ci costerà poche decine di migliaia di euro», garantisce Finazzer. E Milano sarà più bella.

Elisabetta Soglio Corriere della Sera

mercoledì 26 maggio 2010

MILANO - Milano, nel 2012 al Portello la più grande piazza cittadina





Con i suoi ventimila metri quadrati di superficie, pari a quella di San Pietro a Roma, il Portello, antico cuore della Milano industriale, avrà dal 2012 la più grande piazza della città, più estesa di quelle della stazione Centrale (18mila metri quadrati) e del Duomo (14mila). Una piazza che per l'assessore comunale all'Urbanistica, Carlo Masseroli, sarà brulicante non solo di giorno, con i nuovi uffici che sorgeranno nei tre palazzi disegnati da Gino Valle, ma anche di notte con locali per la movida. E proprio la relativa distanza dalle abitazioni renderebbe il nuovo piazzale del Portello ideale anche per i grandi raduni



La Repubblica

lunedì 24 maggio 2010

ROMA - Piazza Bologna, ecco il progetto che divide il quartiere


Piazza Bologna, ecco il progetto
che divide il quartiere

La battaglia tra i residenti del quartiere attorno a piazza Bologna e il gestore del bistrot "Casina dei pini" per la riqualificazione del parco Marguerite Duras arriva in III Municipio. Oggi alle 17.30, nella sede di via Goito, gli abitanti incontrano il mini-sindaco Dario Marcucci, insieme al concessionario del pub-ristorante, Luigi Miglietta, per tentare di bloccare il "progetto della discordia". Un progetto (nella foto il rendering) che Miglietta ha esposto ieri nel suo locale e che oggi porterà al vaglio dei cittadini.

Il cuore della riqualificazione, secondo il gestore, consiste nella sostituzione delle attuali giostre per bambini con due prefabbricati in legno, per una ludoteca con laboratori artistici e un baby-parking con personale qualificato. Naturalmente, a pagamento. «Ho pensato di offrire un servizio in più ai cittadini e ai clienti del mio locale» spiega Miglietta. Ma i residenti vedono nell´iniziativa un tentativo di privatizzare quello che, prima di tutto, dovrebbe essere uno spazio pubblico e quindi gratuito.

«Miglietta ha già realizzato un aumento delle cubature della superficie coperta di 285 mq - spiega il comitato - Non vogliamo che mangi altro verde e non ci soddisfa come ha gestito l´area». Il riferimento è alla scarsa manutenzione del parco. Il concessionario sostiene che le nuove strutture non supereranno i 404,5 mq previsti dalla convenzione. E il presidente Marcucci: «Nel metraggio dev´essere compresa anche l´area di inviluppo, che si ottiene tracciando le tangenti tra una volumetria e l´altra, cosa che Miglietta non ha considerato. La destinazione d´uso non deve cambiare e solo una parte delle attività può essere a pagamento».

La Repubblica

MILANO - Palazzo Marino vuole cancellare i tram


MOBILITA'
Palazzo Marino vuole cancellare i tram
la Lega: "Sono un simbolo, non toccateli"
Tecnici al lavoro sul Piano della mobilità che dovrà decidere le strategie dei prossimi dieci anni

Il Comune progetta la mobilità del futuro. E, dopo aver messo a punto il Piano di governo del territorio che stabilisce le regole per lo sviluppo urbanistico della città (ancora in discussione in consiglio comunale), ora studia il sistema dei trasporti, le strade, il nuovo fabbisogno dei posti auto e le ferrovie per la Milano del dopo Expo.

Una città dove i tram potrebbero essere sostituiti con mezzi elettrici su gomma, più silenziosi e altrettanto ecologici. Perché, come dice l’assessore Bruno Simini, «bisogna iniziare a pianificare la mobilità di domani: i tram in centro, fra dieci anni, saranno un’assurdità, meglio sostituirli con mezzi su ruote». Idea che però non piace per niente alla Lega. «I tram sono un simbolo della città. Devono essere salvati», risponde l’assessore leghista Massimiliano Orsatti.

Scenari futuri, in parte già progettati, in parte tutti da pensare. Ma il lavoro è già cominciato. La giunta ha assegnato all’assessore all’Urbanistica — già padre del Pgt — la preparazione del nuovo Piano urbano della mobilità che dovrà sostituire l’attuale Piano urbano del traffico, in scadenza a fine anno. Un indice di tutto quello che la città avrà bisogno per essere sostenibile fra dieci anni, partendo dall’esistente e dal già avviato, come la linea 5 della metropolitana, o le infrastrutture previste per Expo 2015. Un’indagine che richiederà tempo, ma il cui scheletro di base sarà pronto fra circa un mese. Di certo, nella mappa della mobilità futura rientra — almeno per ora — il tunnel Expo-Linate, la maxigalleria che da Rho-Pero condurrà all’aeroporto di Linate. Sempre che la trattativa tra Masseroli e l’opposizione sul Pgt non lo sfili definitivamente dai progetti di punta di Palazzo Marino.

Il tema dei tram è già emerso durante la riunione di giunta. In occasione della presentazione del progetto di potenziamento e razionalizzazione del trasporto pubblico che prevede lo spostamento di cinque linee dal centro, l’assessore ai Lavori pubblici, Bruno Simini, ha sollevato la questione della mobilità della città futura. «Non possiamo non porci il problema di come sarà la tecnologia fra cinque e dieci anni — ha detto l’assessore — Visto che gli investimenti si programmano con 35 anni di anticipo credo che la giunta debba iniziare a riflettere».

L’idea di Simini, che ha trovato d’accordo anche il sindaco Letizia Moratti e buona parte della giunta, è quella di salvare i tram solo là dove sono presenti le corsie riservate, come le tramvie, oppure come mezzi di trasporto per il turismo. «Ma nelle sedi stradali promiscue dove passano le auto — ha proseguito — andranno sostituiti con i mezzi elettrici su gomma, molto più accessibili anche dai disabili». A storcere il naso è stato solo l’assessore leghista all’Identità, Massimiliano Orsatti, che ha difeso i tram milanesi: «Una delle caratteristiche storiche di Milano — ha detto — Immaginare questa città senza tram è un po’ come pensarla senza il Duomo».

Nel frattempo, però, la rivoluzione delle linee dei tram, annunciata da tempo da Comune e Atm, per decongestionare il centro storico troppo spesso imbottigliato da mezzi in fila l’uno all’altro sta per partire. Terminate le consultazioni con i consigli di zona e le associazioni di utenti, l’informativa sulla razionalizzazione della rete tranviaria, sottoposta ieri alla giunta, prevede la diminuzione delle linee che passano in pieno centro: da sette scenderanno presto a cinque i collegamenti su rotaia che servono il collo di bottiglia delle vie Broletto-Orefici-Mazzini-Torino e piazza Cordusio, che con un passaggio al minuto nell’ora di punta oggi soffre di ingorghi ed è a rischio per la sicurezza.

Una rivoluzione che coinvolge cinque linee in tutto (2, 3, 19, 27 e 33), per le quali Atm e Comune hanno concordato percorsi nuovi. Già da giugno cominceranno gli interventi in città necessari ai nuovi tracciati da inserire, a partire di capolinea tutti da realizzare, come nel caso del 19 che farà un anello a Castello-Cairoli prima di fare retromarcia verso Roserio. Si lavorerà tutta l’estate, assicura Palazzo Marino, ma i passeggeri avranno ancora qualche mese prima di dover tener d’occhio nuovi percorsi e capolinea: l’entrata in vigore effettiva della rivoluzione dei tram sotto il Duomo è prevista tra settembre e l’autunno.

La Repubblica

venerdì 21 maggio 2010

MILANO - Duomo, niente fondi per i restauri



I LAVORI SULLA GUGLIA MAGGIORE SONO APPENA PARTITI E DURERANNO CIRCA TRE ANNI

Accuse a governo e Comune Denuncia della Veneranda Fabbrica. «Concerti per sostenere i progetti»
«C’è uno squilibrio evidente tra quello che il Duomo dà a Milano, alla regione e all’Italia e lo sforzo esiguo degli enti locali». È evidente, ma coi numeri rende meglio: la cattedrale simbolo della città «produce» un indotto turistico di 300 milioni di euro l’anno, con oltre 3 milioni di visitatori, mentre il governo e le amministrazioni locali, spiccioli esclusi, attualmente restituiscono zero. È evidente, ma il presidente della Veneranda Fabbrica, Angelo Caloia, è ancora più chiaro: «Concorrere alle esigenze del Duomo è un dovere degli enti locali. Noi possiamo anche buttare il cuore oltre l’ostacolo, ma lo Stato deve farsi carico di questa che è un’obbligazione pubblica, non una forma d’assistenza e tanto meno un’elemosina: senza un contributo continuativo non possiamo sostenere da soli le spese per la conservazione e la manutenzione della cattedrale».
Il solo intervento sulla Guglia maggiore — i lavori sono appena partiti e dureranno circa tre anni —costa quasi 9 milioni di euro. Il Museo del Duomo è chiuso dall’ottobre 2005 e per il restyling servono altri 10 milioni. Infine, «potremmo valorizzare il Tesoro del Duomo, l’organo della cattedrale, la cappella musicale...». Il problema sono i soldi. La Veneranda Fabbrica ha illustrato ieri il bilancio 2009: «Le risorse straordinarie ricevute dagli enti — 2,79 milioni di euro —sono di gran lunga inferiori all’importo delle indispensabili opere di ristrutturazione— 6,3 milioni».

Il governo ha finanziato la cattedrale con 50 milioni di euro in dieci anni e ha garantito nel 2009 un’ultima rata da 2,5 milioni; il Comune ha abolito la tassa di scopo nel 2002 e non ha ancora stanziato il bonus da 1,5 milioni annunciato nell’aprile 2009 da Letizia Moratti. Regione, Comune e Provincia hanno raggiunto nelle ultime settimane solo un’intesa tecnica (da 3,5 milioni) sull’accordo di programma per sostenere il recupero della Guglia maggiore: «Ora —commenta Caloia—aspettiamo le delibere». Il ministero per i Beni culturali dovrebbe invece riuscire a garantire 1,5 milioni di euro: «Ma il governo— conclude il presidente della Fabbrica — dovrebbe ripristinare subito la legge per il contributo fisso dello Stato». Che venne concepito, due secoli addietro, come compensazione per i beni sottratti alla chiesa.

Ricapitolando: la Fabbrica, senza nuovi aiuti pubblici, chiuderebbe il bilancio 2010 con un buco di 5 milioni. Conseguenza: in attesa delle istituzioni, la cattedrale fa da sé. Lanciando il progetto «VivilDuomo», un cartellone di concerti sulle terrazze e una campagna di raccolta fondi tra i milanesi per il restauro della Guglia maggiore (donazioni possibili dal 24 maggio). Questo il programma: il compositore Maurizio Fabrizio presenterà il 15 giugno la partitura di musica sacra «Everyman» per le voci di Angelo Branduardi, Mango e Laura Valente. Il tenore spagnolo Josè Carreras canterà, a luglio, la «Misa Criolla» di Ariel Ramirez. Un altro tenore, l’italiano Andrea Bocelli, si esibirà in Duomo il 30 settembre in un concerto organizzato dalla Fondazione Rava per i terremotati di Haiti.

Armando Stella Corriere della Sera

giovedì 20 maggio 2010

MILANO - Panchine e nessun'auto intorno ecco la ricetta per la piazza giusta




URBANISTICA
Panchine e nessun'auto intorno ecco la ricetta per la piazza giusta Una ricerca della Cattolica boccia Cadorna e Medaglie d'oro. E promuove San Fedele
Piazza Cadorna? «Caotica, male organizzata, poco sicura, poco piacevole». All’opposto di piazza San Fedele, tutta decoro e niente macchine, dietro palazzo Marino: «Accogliente, raccolta, ben definita e sicura». Sono i risultati di una ricerca sulla preferenza dei milanesi in fatto di piazze cittadine che viene presentata oggi all’università Cattolica, dove parteciperanno all’incontro anche i maggiori costruttori dei nuovi quartieri, Citylife e Hines.

Quella raccolta è l’opinione dei passanti, ma in questo caso non è affatto un limite, bensì l’obiettivo di un lavoro scientificamente accurato. Per circa due anni ricercatori di psicologia della comunicazione della Cattolica e di architettura del Centro di studi e ricerche Dagad alla Fabbrica del vapore (coordinati dalla docente di psicologia Rita Ciceri e dagli architetti Paolo Righetti e Marta Canton) hanno scrutato, filmato, analizzato e intervistato 250 frequentatori delle piazze per scoprirne le motivazioni, gli atteggiamenti e in definitiva il giudizio su quanto ci si trovino bene (o male).

Punteggi — e differenze, nettissimi: a Cadorna, dove soprattutto si va da soli (56 per cento), attraversando di fretta (40) o per prendere un mezzo (32), l’orecchio al cellulare (17) o all’iPod (12), il 49 per cento esprime «emozioni negative», concentrate sull’ansia per il traffico, il rumore, l’inquinamento, l’insicurezza. In piazza San Fedele l’emozione positiva tocca il 78 per cento e a milanesi piace per andarci in compagnia (61), camminando tranquillamente o semplicemente sostandovi (quasi 60). Un terzo caso su cui l’analisi è appena iniziata, piazza Medaglie d’oro, conferma il trend: fastidio per il traffico, i percorsi poco definiti, il rumore: la piazza non si percepisce neppure.

«Non è un giudizio estetico o tecnico, Cadorna è stata pensata attentamente e contiene anche un monumento moderno e importante come L’ago e il filo di Oldenburg — spiega Rita Ciceri. Il fatto è che il fruitore non ci bada neppure, preferisce una piazza raccolta e in fondo tradizionale, chiesa, municipio e statua di Manzoni, perché il bisogno che sente di più è ritrovarsi in una dimensione a sua misura». «È il contributo più rilevante degli psicologi al nostro lavoro di architetti — chiosa Paolo Righetti — farci capire meglio che cosa l’utente dello spazio pubblico vuole. In una architettura privata il cliente lo sa, mentre l’amministrazione, quando si tratta di piazze o vie, difficilmente ha idee in proposito».

La Repubblica

BOLOGNA - Riapre Santa Maria della Vita dopo un anno e mezzo di lavori






Cupola e facciata restaurate, torna ai bolognesi dopo 18 mesi di restauro il santuario di Santa Maria della Vita. Per festeggiare tre giorni di eventi, da venerdì 21 a domenica 23; si inizia con la riapertura al pubblico del "Compianto sul Cristo morto" di Niccolò Dall'Arca e l'inagurazione della mostra sulla via Crucis di Nicola Bertuzzi. Nella foto: l'oratorio (foto Iguana)

LA Repubblica

mercoledì 19 maggio 2010

ROMA - Roma candidata alle Olimpiadi del 2020


IL VOTO DEL CONSIGLIO NAZIONALE DEL CONI

Venezia non ha raggiunto i parametri minimi per concorrere. Il Veneto non ci sta. Bossi: «Ci diano le gare acquatiche». Alemanno: la sede non si può scomporre

È Roma la città italiana candidata alle Olimpiadi del 2020. Lo ha deciso a voto palese il Consiglio nazionale del Comitato olimpico riunito al Salone d'Onore del Coni: 9,2 contro i 5,3 di Venezia. Queste le parole ufficiali: «Il Consiglio nazionale del Coni delibera la città di Roma quale città italiana candidata ad ospitare la XXXII edizione dei Giochi Olimpici Estivi e la XVI edizione dei Giochi Paralimpici del 2020».

LE MOTIVAZIONI - Spazi più ampi. Maggiore capacità ed esperienza organizzativa. Strutture già esistenti come il Villaggio Olimpico, oltre ad impianti già costruiti o in fase finale di costruzione. Più poli per le gare, oltre al Villaggio Olimpico. Maggiore ricettività alberghiera. La Commissione di valutazione del Coni ha attribuito a Roma 32,3 su 35 di punteggio, mentre Venezia ha sommato 20,1 su 35 (quindi una valutazione in decimi rispettivamente di 9,2 per la Capitale e 5,7 per la città lagunare). Per tanto sulla base dei criteri Cio, Venezia non raggiungerebbe il parametro 6 (calcolato in decimi) per superare la soglia già individuata dal Cio per Rio 2016.
«CANDIDATI PER VINCERE» - La riunione è stata aperta dalla relazione del presidente del Coni Gianni Petrucci che ha detto: «Noi candidiamo una città per vincere non per partecipare. Sappiamo che le altre città concorrenti saranno agguerrite, ma noi ci chiamiamo Italia». E ancora: «Due candidature: tutte due belle e tutte e due affascinanti, non una contro l'altra. Noi abbiamo agito alla luce del sole: nessuno ha fatto pressioni. Io non ho chiamato nessuno, si alzi qualcuno e dica: mi ha telefonato il presidente del Coni. Oggi votiamo con serenità la delibera che la giunta ha approvato all'unanimità».

«ROMA LADRONA» - È del senatore della Lega Nord Giuseppe Leoni l'unico voto contrario espresso nel corso della votazione del Consiglio nazionale del Coni. Contrarietà espressa anche con il grido di battaglia della Lega: «Roma ladrona». Leoni ha poi aggiunto: «Ora ci hanno rubato anche le Olimpiadi».
LE TAPPE - Spiega invece Petrucci: «Diverse città avevano espresso il desiderio di ospitare i Giochi olimpici, siamo arrivati alla determinazione di due città: Roma e Venezia. Abbiamo stabilito in diverse tappe le procedure che il Coni intendeva seguire. Oggi non ci si può stupire di questo iter. La giunta del 21 ottobre ha nominato un comitato ristretto composto dalle massime autorità del Paese», dice Petrucci sottolineando la qualità della Commissione di valutazione. «Ne fanno parte quelli che io chiamo i colossi dello sport mondiale: Mario Pescante, Franco Carraro, Manuela Di Centa, Francesco Ricci Bitti e Ottavio Cinquanta. A questi aggiungiamo il dottor Pagnozzi, segretario generale dei Comitati olimpici europei, e Luca Pancalli, presidente del Comitato paralimpico. Sono fiero che dalla commissione non siano usciti i punteggi dei giudizi», dice ancora. «Questa commissione è garanzia di competenza. Quello che oggi andiamo a proporre è quello che fa il Cio. Abbiamo due candidature belle e affascinanti, oggi possiamo decidere con serenità». Il Codacons ha presentato un ricorso al Tar contro le Olimpiadi. «Noi abbiamo tempo per intervenire sull'argomento», conclude Petrucci.

IN CORSA - Roma è la candidata italiana per i Giochi del 2020. Ma ci sono ancora molti passi prima di arrivare ad una candidatura ufficiale. Una prima scrematura tra le cosiddette «wishing city» sarà nel 2011, quando la Commissione di valutazione del Comitato olimpico internazionale farà un primo giro di ricognizione ed assegnerà appunto le etichette di «città candidate». Nel luglio 2013, infine, sempre il Cio si riunirà a Buenos Aires per decidere la sede definitiva. Al momento altre candidature ufficiali non ci sono, ma Tokyo ci sta pensando, così come Madrid e Istanbul.
BOTTA E RISPOSTA BOSSI-ALEMANNO - Contro la decisione interviene anche Umberto Bossi. «Ora è necessario che Zaia tratti con il sindaco di Roma per vedere se Venezia può ottenere almeno i giochi acquatici», propone il leader della Lega. «Si può trattare» ha aggiunto e a chi gli chiedeva se non si vada, invece, a un muro contro muro tra le due città ha replicato ancora: «si può trovare una mediazione». Ma poco dopo gli risponde il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno: «No a giochi acquatici che non si svolgano a Roma, perché la sede olimpica non si può scomporre». Per Alemanno, Venezia «andrà compensata con un altro grande evento internazionale». Il sindaco ha poi aggiunto: «Ora non c'è spazio per le polemiche» e ha spiegato che non c'è stata una gara tra Roma e Venezia «è stata bocciata dal punto di vista tecnico in base a criteri scientifici». In pratica, secondo Alemanno, il Coni ha scelto se assegnare il ruolo di città designata a Roma. Alemanno ha cominciato la conferenza stampa a cui partecipano il presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, i ministri Andrea Ronchi e Giorgia Meloni, il sottosegretario Francesco Giro ed il presidente della Uir Aurelio Regina, mostrando la bandiera delle Olimpiadi del '60 che era stata collocata alle sue spalle.

SINDACO E GOVERNATORE DELUSI - «Insoddisfacente sia nel merito che nel metodo»: così giudica la decisione del Coni il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, dopo la sconfitta di Venezia. «Siamo assolutamente convinti che la proposta di Venezia non sia stata tenuta nella giusta considerazione e che, invece, avrebbe potuto rappresentare una novità seria per la qualità che esprime. Venezia, capitale universale della bellezza, è il miglior ambasciatore di tutto il nostro Paese nel mondo». Non si arrende il governatore, che considera la scelta un modo per penalizzare il Nord. «Sia chiaro - ha detto ancora Zaia - che non escludiamo un intervento formale in altre sedi. Garantisco inoltre che da oggi spulcerò personalmente l'intera documentazione voce per voce, sviscerando numeri, conti e promesse che sono alla base di una scelta che ritenere sbagliata è un eufemismo». Durissima la reazione del sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni: «Decisione già scritta che non può che lasciare l’amaro in bocca. Trovo questo modo di comportarsi del Coni vergognoso, che dimostra tutta l’insufficienza dei vertici dello sport italiano. E’ assolutamente ridicolo dire che Venezia non è in grado di gestire eventi internazionali quando è la città in Italia con più presenza di turisti, anche più di Roma».
«SCELTA CHE RISPECCHIA IL PAESE» - E anche l'ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari interviene: «Una scelta che rispecchia la situazione di questo Paese: anchilosata e appesantita, senza capacità di innovare, di riformare e di immaginare». Cacciari, veneziano, E definisce «una stupidaggine e un’idiozia totale» la proposta di Umberto Bossi. «Detto tutto ciò - conclude - tantissimi auguri a Roma: tifo affinché abbia la candidatura finale e speriamo bene».

Redazione Corriere della Sera

TORINO - Così sarà la nuova piazza Solferino




I lavori partono a luglio, la demolizione dei "gianduiotti" a settembre. Un'altra fontana e un parcheggio sotterraneo privato che potrà ospitare oltre duecento auto. Al centro nascerà un viale alberato
di ERICA DI BLASI

Spunta una nuova fontana in piazza Solferino. Sarà grande quanto l'Angelica, che oggi si affaccia su via Cernaia. Il secondo specchio d'acqua, profondo cinquanta centimetri e diviso a spicchi, sarà realizzato proprio sulla piazza, tra le vie Arcivescovado e via Lascaris. Il progetto è pronto e i primi lavori per smantellare Atrium partiranno a luglio. "La rimozione dei "Gianduiotti" olimpici da una delle piazze più storiche della città - sottolinea il presidente della circoscrizione Uno Massimo Guerrini - è una mia personale battaglia, che finalmente può dirsi vinta. Siamo partiti con un migliaio di firme raccolte, a cui sono seguiti innumerevoli incontri in Comune e con i residenti. Oggi siamo riusciti a far risparmiare alla città 500mila".

A tanto infatti ammonta il costo dello smantellamento di Atrium, che sarà a carico dell'impresa concessionaria, "La Campana Costruzioni": la stessa che costruirà il parcheggio sotto piazza Solferino. Una sorta di baratto che ha permesso all'amministrazione di sbarazzarsi una volte per tutte dei "Gianduiotti" olimpici. La demolizione delle due strutture - in estate ci saranno i primi interventi - scatterà il primo settembre e richiederà tra i 3 e i 4 mesi. Per vedere però il nuovo volto di piazza Solferino - oggi in bella mostra sui nuovi rendering - occorrerà però aspettare almeno fino a settembre del 2010. Per allora sarà uno dei salotti più belli di Torino. "Il nuovo specchio d'acqua - sottolinea Guerrini - darà altra luce a una piazza completamente ripristinata nel suo verde".

Il progetto prevede la realizzazione di un parcheggio interrato di tre piani. Tutti garage privati: 143 box singoli e 45 doppi. Sopra troveranno invece posto le fontane e due lunghe alberate. "Il verde - racconta il presidente della Uno - sarà protagonista anche al centro. Il monumento dedicato a Ferdinando di Savoia sarà circondato da un piccolo giardino e da una recinzione, mentre quello allo scrittore e patriota Giuseppe La Farina, sfrattato dai due gianduiotti, tornerà al suo posto, verso corso Re Umberto".

Sullo sfondo del progetto, c'è anche l'ipotesi lanciata al Comune dalla circoscrizione Uno di pedonalizzare un microtratto di corso Re Umberto, tra via Arcivescovado e via Cernaia. Uno scenario che Palazzo civico conta di far diventare realtà entro il 2012, insieme agli altri due parcheggi previsti nella zona: uno su corso Galileo Ferraris, per cui sono già partiti i lavori, e l'altro su corso Re Umberto. Più futuribile, ma non da escludere, l'idea di far continuare ai margini della piazza la pista ciclabile che ora si interrompe al termine di corso Re Umberto per continuare su via Bertola.

LA Repubblica

MILANO - Palazzo Citterio e L'«Isola dei porci»





L'«Isola dei porci»: sesso e cartoon nel circo contemporaneo dell'artista americano

La mostra è allestita nel sotterraneo di Palazzo Citterio, in via Brera 14. Chiuso da trent'anni e aperto per l'occasione. E' visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 20, con ingresso libero fino al 4 luglio. Inaugurazione giovedì 20 alle 18,30.

La rassegna si sviluppa nel piano interrato del palazzo settecentesco dove l’architetto James Stirling, negli anni ’80, aveva iniziato l’ampliamento della Grande Brera. Uno spazio spettrale, diviso da enormi muri di cemento al cui centro ora sorge l’Isola dei porci, su un piedistallo di polistirolo e la moquette blu che finge il mare: un caos polveroso di scarpe, secchi, giocattoli rotti, pentole, scope, vestiti, calchi di sculture: «Non saprei dire se è la riproduzione esatta del mio studio di Los Angeles o se, viceversa, è proprio l’Isola dei porci che diventa il mio studio di Los Angeles. Si tratta di un lavoro in progress, ovvero la trasformazione del mio studio, da sette anni a questa parte, in una performance che parla del processo della scultura». In questa ambiguità di arte e vita, si devono leggere anche opere come la scultura di Paula Jones, prima amante di Bill Clinton, senza capelli e con i tratti enfatizzati: non è lì per una qualche denuncia politica, ma soltanto perché la politica l’ha trasformata in un qualunque personaggio dell’intrattenimento. «Miki Mouse, Donald Duck, Michael Jackson, qualsiasi celebrità sarebbe stata lo stesso: sono tutte false, come il sangue che si vede al cinema».

Corriere della Sera

martedì 18 maggio 2010

MILANO - Citylife, non più uffici ma case








TROPPO POCHE LE RICHIESTE DAL TERZIARIO. CHIESTO CAMBIO DI DESTINAZIONE A PALAZZO MARINO

Si studia un cambio d’uso per la torre di Libeskind: abitazioni a 170 metri nel grattacielo «curvo»

Erano state progettate per ospitare uffici e spazi destinati al terziario, ma la crisi economica sta riscrivendo la storia delle avveniristiche torri che dovrebbero prendere il posto della vecchia Fiera. Uno dei tre grattacieli, la contestatissima torre «gobba» di 35 piani e 170 metri d’altezza progettata da Daniel Libeskind, potrebbe essere destinato esclusivamente ad appartamenti e hotel. Lo ha annunciato in un incontro con la stampa a Milano l'amministratore delegato di CityLife, società di sviluppo immobiliare dell’area, Claudio Artusi. La decisione sarebbe motivata dall'insufficiente richiesta, dovuta appunto alla crisi economica, di uffici e di altri spazi destinati al terziario nelle tre torri dell'area. La decisione, che vedrebbe sorgere a Milano il primo grattacielo italiano destinato a uso residenziale, è attesa a breve, ed è subordinata anche alle decisioni di Palazzo Marino, che esaminerà nei prossimi giorni la richiesta di cambio di destinazione d'uso avanzata dalla società. «Inizialmente - afferma Artusi - si pensava di destinare un 55% della metratura complessiva di CityLife al residenziale e un 45% circa a uffici e terziario; ora, in seguito alla crisi, la proporzione è cambiata e si è su un 70% per gli appartamenti e un 30% circa per uffici e attività commerciali». Sarebbe sbagliato - secondo l'ad di CityLife - «irrigidirsi per creare degli uffici che rimangono vuoti. Detto questo, - continua Artusi - anche se ce ne sono diversi esempi in America e in Asia, sarebbe la prima volta nel mercato immobiliare italiano che si propone di andare a vivere in un grattacielo solo residenziale. Prima però - conclude l'ad di CityLife - tastiamo il mercato e poi prendiamo le decisioni».

VARIANTE URBANISTICA - I vertici di Citylife hanno chiesto al Comune di Milano l’approvazione di una variante urbanistica che premetta loro di aumentare la percentuale totale massima di edilizia residenziale dell’intero progetto dal 55% al 70%. Se tutto andrà come previsto il «Curvo», così è stato ribattezzato informalmente il grattacielo, sarà occupato da un albergo di lusso nei piani più bassi e da abitazioni in quelli più alti. Sarebbe la prima volta in Italia, a parte il precedente della Torre Velasca che ospita abitazioni dal diaciannovesimo al ventiseiesimo piano, ma si ferma a soli 106 metri d’altezza.

IL NUOVO PROGETTO - Il controverso progetto attuale potrebbe essere inoltre «raddrizzato» per renderlo più compatibile con la nuova destinazione: «Le modifiche - ha detto l’ad di Citylife Claudio Artusi - saranno in funzione di chi lo utilizzerà, ma chiediamo che rimanga intatto il gesto architettonico. Il problema non è il grado di curvatura». Che siano case o uffici gli appartamenti più alti d’Italia saranno comunque costruiti entro il 2014. Nel frattempo Citylife sta cercando di capire, attraverso dei sondaggi, se siano davvero apprezzati dagli italiani. «Il mercato residenziale - ha detto l’ad Artusi - sta andando molto bene. La crisi non sta colpendo la fascia del mattone di pregio». Da qui la richiesta di aumentare la quota di abitazioni e l’attesa «rispettosa» del via libera di Palazzo Marino. Il provvedimento, ha assicurato l’assessore allo Sviluppo del territorio Carlo Masseroli, dovrebbe essere approvato dalla Giunta entro un paio di settimane. Finora lo sviluppatore immobiliare ha venduto 80 appartamenti sull’intero progetto, che prevede la costruzione di 1100-1200 unità abitative. I prezzi variano tra i 7mila e gli 11.500 euro al metro quadrato e sono pagati in prevalenza da coppie di età compresa tra i 40 e 60 anni, mentre per quanto riguarda gli uffici saranno affittati a 350-400 euro a metro quadro all'anno. La costruzione della prima delle tre torri, non quella di Libeskind, partirà a metà 2011.

IL PARCO E IL CENTRO PER I BAMBINI - Intanto, il Comune di Milano ha lanciato il concorso internazionale di progettazione per il «parco CityLife», la nuova area verde che si prevede sorga in zona Fiera prima dell'inaugurazione di Expo 2015. Lo ha annunciato l'assessore allo Sviluppo del territorio del Comune di Milano, Carlo Masseroli. «Un parco di 170mila mq - ha detto Masseroli -, quindi grande come 30 campi da calcio». Palazzo Marino selezionerà entro il 9 luglio i cinque progetti migliori e Citylife altri tre. La proclamazione del vincitore avverrà entro il 30 ottobre e il progetto definitivo dovrà essere pronto entro dicembre. «Il parco - afferma sempre Masseroli - sarà uno dei più importanti che Milano avrà in centro e, tra l'altro, sarà collegato "attraverso il raggio verde 7" al parco Sempione e al sito Expo». Nel 2012 ci sarà già un terzo del parco e i due lotti residenziali. Lo storico padiglione 3 della vecchia fiera, già palazzo dello sport che ospitò alcune gloriose edizioni della Sei Giorni ciclistica, diventerà un centro culturale-ricreativo dedicato a bambini. La nuova struttura pubblica, affidata alla Fondazione Muba, si chiamerà «Palazzo delle Scintille». Al suo interno verranno ospitate attività educative orientate all’apprendimento attraverso il gioco e l’esperienza diretta. Il primo progetto di massima, bocciato dalla Soprintentendenza, sarà sostituito da un altro più rispettoso della struttura architettonica originale. L'edificio potrebbe inoltre ospitare alcune funzioni commerciali. Entro la fine del 2010 sarà inoltre pronto il progetto definitivo del Museo di Arte Contemporanea di Daniel Libeskind i cui lavori inizieranno nel 2011.

Redazione Corsera

BARI - Vandalismo


Scritte sull'opera di Kounellis inaugurata sabato in piazza
La scoperta è stata fatta ieri pomeriggio e subito è stato allertato il Comune perché provvedesse a ripulire l'opera. La scultura è una sorta di appendice esterna alla grande mostra


È' stata svelata appena sabato pomeriggio, quando sono state tolte le coperture, la scultura in ferro contenente in cima del carbone, concepita da Jannis Kounellis appositamente per Bari in mostra in piazza del Ferrarese, a ridosso dell'ex mercato ittico. E già i soliti ignoti, sedicenti writers a buon mercato, l'hanno imbrattata su due dei quattro lati con spray nero, come a lasciare la propria firma. La scoperta è stata fatta ieri pomeriggio e subito è stato allertato il Comune perché provvedesse a ripulire l'opera. La scultura è una sorta di appendice esterna alla grande mostra di Kounellis allestita al Margherita, curata da Vito Labarile e Annamaria Maggi, con il sostegno del Comune. Una rassegna dalla forte pregnanza drammatica e drammaturgica: una riflessione sulla pittura con mezzi extrapittorici che pone al centro la memoria come risveglio delle coscienze.

MILANO - Si smonta la Gru del Palazzo Lombardia


Dopo 3 anni circa, l'altissima gru (più di 170 metri) viene lentamente smontata.


Foto MilanoCam.it

TORINO - L'Oval c'è, ma serve un progetto


Mano tesa del Lingotto al Salone
"L'Oval c'è, ma serve un progetto"
Picchioni punta a una grande Piazza Italia nel padiglione. L'ampliamento consigliato anche dai numeri, cifre da primato pur ridimensionate rispetto a quelle dei giorni scorsi

L'oval è lì, è nostro". Nel giorno del bilancio, del record annunciato e battuto con 315.013 visitatori ma anche del minuto di silenzio per i morti dell'Afghanistan, il direttore del Lingotto Fiere Andrea Varnier scioglie le brine e annuncia che con il progetto del Padiglione Italia l'ipotesi Oval con passerella di collegamento allestita potrebbe concretizzarsi. Una dichiarazione che fa brillare gli occhi a Rolando Picchioni, che vede avvicinarsi il sogno di una grande piazza dedicata all'Italia "nella quale dovrebbe avere un ruolo attivo il comitato Italia150". Un progetto, un'idea lanciata per primo da Gian Giacomo Migone sulle pagine di Repubblica, che per puntare alla massima ambizione riporterebbe indietro le lancette del tempo al 1961, anno dell'Expo torinese a Palazzo Esposizioni.

Il 28 maggio Picchioni e Varnier si incontreranno per cominciare ad affrontare la questione, ma il direttore del Lingotto aggiunge subito che la materia è complessa, che il piano potrebbe realizzarsi a condizione che con la Fondazione del Libro si possa costruire una programmazione equilibrata, che offra garanzie per riempire i 20mila metri quadrati di spazio dell'Oval. "Gli editori e i visitatori sono per tradizione conservatori, anche il minimo cambiamento potrebbe disorientarli e produrre risultati negativi". Massima cautela dunque, suggerisce Varnier "il rischio sarebbe quello di svuotare il Lingotto per riempire l'Oval e questo proprio non possiamo permettercelo. Anche perché nel frattempo potrebbe partire il cantiere per la costruzione del quarto padiglione previsto per il 2013 "e certo non sarebbe affatto gradevole far transitare i visitatori dal Lingotto all'Oval passando in mezzo ad un cantiere". Il neo assessore regionale Coppola per il momento sembra ottimista ma sta a guardare: "Tutte le buone idee sono bene accolte ma devono essere affrontate con attenzione".

Dubbi tanti dunque, ma i numeri di quest'anno alla fine devono aver conquistato anche il prudente Varnier. Cifre da record, anche se contenute rispetto a quelle circolate nei giorni scorsi. Il bilancio, ma nel pomeriggio manca ancora il calcolo dei biglietti venduti ai visitatori dell'ultima ora, si chiude con un segno positivo del 2,34 per cento in più, 7.350 biglietti in più dello scorso anno. Resta invece molto significativo l'aumento delle vendite, una percentuale che oscilla attorno al 20 per cento con picchi del 40. Cifre che, per il direttore editoriale del Salone Ernesto Ferrero, significano un segnale importante e in controtendenza con la crisi e le flessioni registrate in altri appuntamenti internazionali importanti come Parigi. Un riconoscimento al pubblico del Salone "che - dice Ferrero - partecipa con passione civile agli incontri, a dimostrazione che c'è un Paese che ha voglia di farcela". Un tavolo istituzionale con i vertici della Fondazione del libro Picchioni e Ferrero e - in assenza del sindaco Chiamparino e di Roberto Cota (Antonio Saitta ha scelto di restare fra il pubblico) - dei tre assessori alla Cultura.

Un'occasione per l'assessore provinciale Ugo Perone di lanciare la sua proposta di un Salone che si rinnova durante l'anno, con appuntamenti di approfondimento che consentano a scrittori, editori e giornalisti di tornare a reincontrarsi e a Fiorenzo Alfieri di annunciare che questo, comunque vadano le elezioni del marzo 2011, sarà il suo ultimo salone. Un momento di leggerezza quando Picchioni ricorda a Coppola la frecciatina della mattinata durante la premiazione a Lingua Madre: "Ha partecipato così tanto in questi giorni che, anche se aveva qualche debito formativo nei confronti del libro, lo ha di sicuro colmato". Una battuta non molto riuscita, ci ha scherzato su Coppola, "così i giovani scrittori di Lingua Madre alla loro prima esperienza non si saranno certo sentiti incentivati a continuare".

MILANO - Così cambierà Piazza Piemonte




TRA GIUGNO E LUGLIO LA DEMOLIZIONE PARZIALE DELL’«ECOMOSTRO»

Sarà ridotta la pensilina di accesso ai box. Arriva la statua del «Cavallo del mare» di Aligi Sassu

Là dove c’è il cemento tornerà l’erba, sarà alzato un podio e verrà collocata in cima una statua di Sassu: il «Cavallo del mare». La rinascita di piazza Piemonte passa dalla demolizione, tra giugno e luglio, di un terzo dell’ecomostro che porta ai box sotterranei e dalla donazione della scultura al Comune da parte dalla Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares. Il «Cavallo», nel progetto approvato dalla Fondazione e condiviso dal Comune, occuperà la porzione di suolo tolta allo scatolo. Salgono così a quattro le opere di Sassu assegnate al «Parco delle arti» di fronte al Nazionale. Non è ancora sicuro, invece, il destino delle «Tre Grazie» di Salvatore Fiume: la prima ipotesi è stata bocciata dalla Commissione paesaggistica di Palazzo Marino e gli eredi, adesso, ci riprovano con un secondo, e definitivo, schema di intervento. L’autosilo da 600 posti è finito da due mesi. La pensilina è stata colorata di bianco, in tono col Teatro, e aggraziata da un giardino pensile sul tetto: «Il paesaggio è già nettamente migliorato» osserva l’assessore ai Lavori pubblici, Bruno Simini. Da questa settimana si lavora al piano di risistemazione superficiale dell’area. L’assessore al Decoro urbano, Maurizio Cadeo, incontrerà la famiglia di Fiume, i legali e l’architetto Umberto Callos Calloni per discutere della nuova ipotesi di studio sul centro di piazza Piemonte: «Troveremo un’intesa — assicura —. E speriamo che la Commissione paesaggistica non blocchi nuovamente l’operazione». L’ultima volta, le «Tre Grazie» si erano incagliate sul frassino in mezzo all’incrocio. Le sculture, conclude Cadeo, «non sono orpelli, ma un contributo fondamentale per la rinascita di piazza Piemonte». Quattro sicure. Forse cinque.

Armando Stella




MILANO - EXPO: Formigoni: «l'acquisto entro il 2010»


SIGLATO ANCHE UN PROTOCOLLO D'INTESA CON LE BANCHE ESTERE
Expo, una newco pubblica per le aree. Formigoni: «l'acquisto entro il 2010»
Società paritetica Regione, Comune e Provincia. Firmata intesa con la Rai. Un centro di produzione tra gli obiettivi

Regione Lombardia, Provincia e Comune di Milano hanno raggiunto l’accordo per costituire una nuova società paritetica che avrà come unico obiettivo l’acquisto entro il 2010 dei terreni destinati a ospitare il sito dell’Expo 2015 di Milano. L’area, circa 1 milione di metri quadri oggi di proprietà della Fondazione Fiera e del Gruppo Cabassi, sarà acquistata con una percentuale di equity intorno al 30-40% da conferire entro un paio d’anni e con il resto dell’investimento a debito. Una volta concluso l’acquisto sarà ceduta in concessione, non è ancora chiaro se a titolo oneroso o meno, alla società Expo 2015 Spa. «Entro il 31 dicembre - ha auspicato Formigoni - puntiamo a formalizzare l'acquisto delle aree in modo che nei primi giorni di gennaio i terreni possano essere messi a disposizione della società Expo 2015. La newco, di cui non è ancora stato individuato il nome, chiederà un finanziamento alle banche per il 60-70% del costo dei terreni mentre il restante 30-40% sarà garantito dai 3 soci che verseranno le quote nei prossimi due anni. Quanto al prezzo di acquisto dei terreni, ai giornalisti che chiedevano indicazione sulla cifra di 200 milioni circolate in questi mesi, il presidente della Regione ha solo risposto in lombardo: «Scurta l'anguila», che è un po' come dire: «Non sparatela grossa». Formigoni si è poi detto sicuro che il governo manterrà la parola sui fondi promessi per Expo 2015. La possibilità di tagli ai finanziamenti delle grandi opere nella prossima manovra, insomma, non spaventa Formigoni: «Fino ad adesso il governo ha garantito le risorse in tutti i passaggi. Non ho nessuna notizia che il governo voglia revocare impegni solennemente presi. Sono convinto che questo non accadrà».
UN CENTRO DI PRODUZIONE RAI - La giornata di lunedì ha fatto segnare al progetto Expo numerosi passi avanti: la società costituita per realizzare l'evento ha anche firmato un protocollo d'intesa con la Rai per verificare la fattibilità di un nuovo grande centro di produzione Rai nel sito espositivo, che resti a Milano anche dopo l'Esposizione universale. Secondo il presidente della tv pubblica, però, si tratta di una condizione «non sufficiente» per la realizzazione del progetto. «Il protocollo è una condizione necessaria ma non sufficiente affinché il progetto si realizzi», ha sottolineato Paolo Garimberti alla firma del protocollo, accanto al sindaco di Milano e commissario straordinario di Expo Letizia Moratti, al presidente di Expo 2015 spa Lucio Stanca e al viceministro con delega per le Comunicazioni Paolo Romani. L'ipotesi di una «Saxa Rubra del Nord» da realizzare dopo il 2015, secondo Garimberti - che ha chiesto «certezze finanziarie» per il centro di produzione - dovrà essere «valutata con attenzione nelle sedi competenti, in particolare nel cda. La mia è una cautela formale perchè da presidente del consiglio di amministrazione della Rai ad esso devo rispondere. Se son rose fioriranno».

IL CENTRO DI PRODUZIONE - Il documento siglato impegna la Rai e la macchina dell'esposizione universale di Milano a collaborare su tre tavoli di lavoro. Il primo servirà, appunto, a valutare la fattibilità di un nuovo centro di produzione tv da 60mila mq a Milano; il secondo sarà dedicato alla definizione dei contenuti editoriali di informazione e di intrattenimento per la promozione di Expo; il terzo studierà il possibile coinvolgimento della Rai per ospitare i servizi di broadcasting internazionale durante i sei mesi dell'esposizione universale. Per quanto riguarda l'«host broadcaster», il sindaco, che è commissario speciale per l'Expo, ha annunciato che si sta preparando il bando di gara. «Oggi - ha commentato Moratti - si inizia un percorso». Certo è un inizio e non una conclusione ma «il protocollo - ha aggiunto - è importantissimo». Il presidente Rai sottolinea poi che la Rai «non vuole solo raccontare l'Expo ma partecipare alla realizzazione dell'evento». La collaborazione tra Rai e l'Expo 2015 di Milano potrebbe dare già nei prossimi tempi un risultato concreto: la nascita di un canale digitale interamente dedicato alla promozione del Made in Italy e a tutte le eccellenze che l'Italia esporta nel mondo».

ROMANI OTTIMISTA - Più ottimista del presidente Rai, il viceministro Romani, secondo il quale il Nord ha bisogno di un grande centro di produzione del servizio pubblico e per questo la firma del protocollo è «un fatto importante». «L'annuncio di oggi vuol dire che si verificheranno le condizioni di fattibilità di questo centro e il fatto che Expo abbia già individuato la zona dove il centro può essere realizzato significa che alcuni studi sono già andati abbastanza avanti». Alla domanda su dove trovare i finanziamenti per la realizzazione, Romani ha risposto di ritenere che ci siano le risorse per investire. «Non voglio fare l'imprenditore della tv pubblica, ma mi pare che la Rai a Milano abbia un enorme immobile in corso Sempione che può essere valorizzato», ha spiegato il viceministro a margine della firma. La questione di un nuovo centro di produzione di programmi televisivi è una questione che sta molto a cuore alla Lega Nord, da sempre alla ricerca di una maggiore valorizzazione di Milano e della Lombardia all'interno della tv di Stato.

PARCHI E ACQUA - E a scommettere sull'Expo è anche la rete lombarda dei parchi e delle aree naturali, che ha dato vita a un coordinamento per sviluppare una sorta di «masterplan verde», con idee, spunti, progetti per fare dell'esposizione universale un'occasione per rendere più verde la pianura padana. L'idea di creare un tavolo tecnico sui temi Expo è nata da Federparchi Lombardia e si è concretizzata lunedì durante un incontro, ospitato nella sede della Regione, a cui hanno partecipato presidenti di diversi realtà naturali e aree protette regionali. Federparchi, in particolare, ha deciso di mettere a disposizione dell'evento le proprie forze sviluppando progetti di cui sono state abbozzate le linee guida: valorizzazione dell'agricoltura, promozione del turismo anche nei circuiti minori e sviluppo di politiche legate ai corsi d'acqua.

LE BANCHE ESTERE - Un ulteriore protocollo è stato sottoscritto anche tra la società di gestione Expo 2015 e l'Associazione fra le banche estere in Italia (Aibe), per «avviare una stretta collaborazione in vista dell'esposizione internazionale di Milano». L'accordo si concentra su «progetti di collaborazione finanziaria, azioni di informazione e sensibilizzazione, creazione di tavoli tecnici, istituzione di un premio per il miglior progetto internazionale». «Per realizzare questi obiettivi terremo anche riunioni periodiche con Expo 2015 - ha affermato il presidente di Aibe, Guido Rosa, durante la sottoscrizione dell'intesa - perchè noi teniamo moltissimo al fatto che la manifestazione sia un successo, anche perchè se Milano migliora il suo attuale profilo internazionale, diventa più attrattiva per gli investimenti esteri».

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