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martedì 30 marzo 2010

ROMA - Colle Oppio, crolla galleria della Domus Aurea







Vigili del fuoco al lavoro dopo che una porzione di parte del soffitto della Domus Aurea, l'edificio voluto da Nerone dopo l'incendio che nel 64 dopo Cristo distrusse gran parte di Roma, è crollata. Il crollo, secondo le prime informazioni, interesserebbe il soffitto di una galleria lunga oltre un centinaio di metri. Nel crollo non dovrebbero essere rimaste coinvolte persone (Ansa)


L'ISPEZIONE
Il sovrintendente Broccoli assicura:
«Riaprirà comunque ai turisti nel 2011»
Secondo il dirigente capitolino dei Beni culturali, il crollo
non ferma il consolidamento: «Il cantiere va avanti»

«Questo crollo non inciderà sulla riapertura». Il sovrintendente ai Beni culturali del Comune di Roma, Umberto Broccoli, è appena arrivato alla Domus Aurea. Con lui è il sovrintendente ai Beni archeologici di Roma Giuseppe Proietti: due arrivi che coincidono con il momento in cui i vigili del fuoco stanno aprendo il cancello in ferro all'ingresso della zona dove si è aperta la voragine: larga circa venti metri è esattamente sopra le gallerie utilizzate per gli scavi archeologici. Gallerie dove per fortuna in quel momento non era nessuno, e dove vengono conservati dei «reperti archeologici – spiega Umberto Broccoli - di secondaria importanza».
«Per fortuna siamo intervenuti subito – aggiunge il sovrintendente – in modo da rimettere in gran velocità tutte le cose a norma. Ma il crollo riguarda una volta delle gallerie Traianee che non sono fra le parti dove possono entrare eventuali visitatori».

I LAVORI CONTINUANO - Slitteranno così i tempi della riapertura? «Non, non inciderà sulla data di riapertura – promette il sovrintendente ai Beni culturali del Campidoglio - Il cantiere andrà avanti». Partiti l’estate scorsa i lavori sono destinati a combattere le infiltrazioni d’acqua e – per l’appunto – il pericolo di crolli che da tempo minacciano la sontuosa dimora di Nerone. Un intervento di due anni, la riapertura è infatti prevista per il 2011, al termine del quale verrà reso di nuovo visibile per il pubblico un percorso di 2.600 metri quadri e che riguarda circa un terzo dell’area del complesso, dove si trova la «sala Ottagona».
TRE MILIONI DI EURO - L’importo dei lavori è di 3,2 milioni di euro, coperti con finanziamenti Cipe e della Protezione civile. Il sovrintendente Umberto Broccoli sta per entrare e si lascia andare ad uno sfogo. «Non mi stancherò mai di ripeterlo, la cosa più importante è continuare a intervenire sulla manutenzione ordinaria e non straordinaria. E’ questa la prima necessità. Bisogna che i nostri monumenti siano costantemente monitorati e mantenuti, invece di dover sempre intervenire in emergenza e quando arrivano come in questo caso crolli improvvisi».

Lilli Garrone

COrriere della Sera

giovedì 25 marzo 2010

MILANO - Alberi e movida della moda: così rilanceremo Montenapo




QUADRILATERO

Cambio al vertice dell’associazione commercianti: lascia Claudia Buccellati, entra Guglielmo Miani, 33 anni



Via Montenapoleone (Fotogramma)MILANO - «Via Montenapoleone deve assolutamente vivere anche la sera: il centro di Milano, a una certa ora, diventa deserto». Fino a quell’ora, però, è un traffico di auto e furgoni. «In estrema sintesi: no all’isola pedonale; il vero problema, il più urgente, è il carico e scarico delle merci, ché i camion hanno un impatto terribile sulla zona: chiederemo al Comune di restringere l’orario, al massimo fino alle 10.30». A dettare la linea al Quadrilatero della moda, da ieri, c’è un manager di 33 anni, Guglielmo Miani, erede e ad del gruppo di famiglia, il brand dei tessuti di lusso, Larusmiani: «È il momento di un cambio generazionale». Il nuovo presidente dell’associazione delle griffe di via Montenapoleone pensa verde e guarda avanti: «Serve una rivoluzione estetica, e a basso impatto, dall’illuminazione agli alberi. E poi: rappresentiamo il made in Italy, vogliamo un ruolo cruciale nell’Expo 2015».
Il «progetto di rilancio» è un programma in 24 punti, approvato ieri dal gran consiglio delle boutique. Miani, più che da presidente, parla da leader, dice che bisogna «voltare pagina », garantisce una gestione «più manageriale», vuole associare «il numero maggiore possibile di marchi», per fare squadra, avere peso. Punto primo, bellezza: «Dobbiamo avere una cura maniacale dell’estetica, questa strada diventerà un esempio d’eccellenza». Il principe dei tessuti parte ricucendo il manto stradale: «Porfido o pavé, stile via Manzoni». Ai lati, alberi e aiuole (isole di verde) e una sforbiciata ai pali inutili. Agli ingressi, telecamere a circuito chiuso «per identificare ladri o truffatori». Mimetizzata, in borghese, «garantiremo una presenza costante delle forze dell’ordine», un presidio di guardie giurate. A coordinare «ci sarà un responsabile della sicurezza e della pulizia, come in via della Spiga».

Più che una strada, un simbolo: la Milano di moda, 89 negozi, una passerella di stili. Claudia Buccellati ha guidato l’associazione dei commercianti per 24 anni e ieri ha rimesso il mandato all’assemblea: «Abbiamo portato avanti un percorso enorme di internazionalizzazione. Via Montenapoleone, per prima, ha intercettato le tendenze e imparato tutte le lingue del mondo». Resterà, su richiesta, nel consiglio: «C’è ancora molto lavoro da fare». Mario Faccioli, il titolare della pasticceria Cova, si affida alla metafora della «scossa»: «La via s’era adagiata, aveva perso entusiasmo. Dobbiamo rendere Montenapoleone ancora più importante». E l’isola pedonale? «Se il Comune blocca la via al traffico, io vendo domani».

La boutique Larusmiani è in via Montenapoleone dal 1954, era il secolo scorso: «Un coordinamento maggiore di noi consentirà di far vivere il cuore di Milano anche la sera—assicura Guglielmo Miani —. Stiamo valutando l’apertura straordinaria almeno una o due volte all’anno» (qualcuno le ha già chiamate notti bianche, o movida della moda, fa lo stesso). «Ma è importante che la via rimanga milanese nella sua accezione tradizionale, con il traffico regolare, senza cambiamenti strutturali — conclude —. I cittadini e i turisti sono abituati all’auto. È un lusso, è vero. Ma è un’abitudine che dobbiamo mantenere».


Armando Stella

Dal Corriere della Sera

martedì 23 marzo 2010

ROMA - Metropolitana vietata ai disabili



"Da Termini al metrò gradini insuperabili" Ricerca di Cittadinanzattiva. L'agenzia controllo e qualità servizi pubblici: migliorano le strutture ma c'è ancora da fare. "La mancanza di ascensori rende difficile accedere al tratto centrale della linea A"
di ANNA RITA CILLIS

Una realtà a macchia di leopardo per quanto riguarda le barriere architettoniche della metro. Con alcune stazioni giudicate "ottime" e altre "mediocri". Una linea B che batte in accessibilità la A. E un punto comune: anche se migliora l'attenzione verso l'accessibilità e la fruibilità del trasporto sotterraneo da parte dei disabili, molto deve ancora essere fatto. E poi ci sono quei tredici scalini della stazione Termini, che si alzano come una montagna lungo il cammino che dai treni di superficie porta alla metro. Ma non solo, come evidenzia il segretario regionale di Cittadinanzattiva Tribunale per i diritti del malato, Giuseppe Scaramuzza.

A fornire la "mappatura" dell'accessibilità e il "Monitoraggio dei servizi pubblici locali e utenti disabili: la metropolitana di Roma'' realizzato dall'Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali del Comune con la collaborazione dell'Associazione nazionale mutilati e invalidi civili (Anmic) e dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti (Uic). Monitoraggio che ha fotografato le difficoltà che i diversamente abili incontrano stazione dopo stazione. E dal quadro emerge, ad esempio, come sulla linea A le stazioni, specie quelle del centro, siano più vecchie e dunque difficili da ristrutturare e modernizzare. Mentre la linea B, anche se più vecchia, rispetta di più le normative nelle stazioni costruite più di recente.
Il punto dolente è la mancanza di ascensori - scrivono i relatori - che rende difficile accedere autonomamente, oltre che a Termini, a gran parte del tratto centrale della linea A e al capolinea di Anagnina. In più - scrivono i relatori - per quanto riguarda la disabilità motoria nessuna stazione della A ha raggiunto il livello di giudizio ''ottimo'' per l'assenza di servizi igienici o di parcheggi o per l'inadeguatezza dei percorsi a eccezione della stazione Manzoni, completamente rinnovata, anche se l'ascensore ancora non funziona. Mentre cambia il giudizio quando si tratta di fermate più recenti come quelle comprese tra Cipro e Battistini, oltre a Furio Camillo.

Si cambia, in parte, con la linea B dove sette stazioni sono completamente accessibili e hanno quindi ottenuto una valutazione ''ottima'' altre otto ''buona'', ma cinque sono risultate ''mediocri'': solamente una, la Eur Palasport, risulta ''insufficiente'' a causa dei lavori. Ma la valutazione finale evidenzia una situazione più che sufficiente per la tratta costruita di recente in direzione Rebibbia e peggiore per la più vecchia (ma ammodernata) in direzione Laurentina.

Un capitolo a parte, spiega ancora la relazione, merita la valutazione di non vedenti e ipovedenti che raggiunge al massimo la sufficienza: esistono forti criticità su progettazione e realizzazione dei percorsi tattili e sugli annunci vocali all'interno delle vetture: l'accessibilità è mediocre sulla linea A, con l'unica eccezione della stazione Manzoni. Tra le più insufficienti Valle Aurelia, dove manca una mappa tattile nonostante la stazione sia dichiarata accessibile da Atac. Va meglio sulla linea B, in direzione Rebibbia, ma solo nove stazioni raggiungono la sufficienza, mentre le 12 restanti vengono giudicate "mediocri". Ma per il Giuseppe Scaramuzza, di Cittadinanzattiva Tribunale per i diritti del malato, si tratta comunque di "dati allarmanti" e dice "ricordo solo i famosi 13 gradini che separano la Stazione Termini dalla metropolitana: una barriera fisica insormontabile per i disabili".

Da La Repubblica

MILANO - Brera, la nuova sovrintendente: «Vengo a Milano per spostare l’Accademia»


Brera, la nuova sovrintendente: «Vengo
a Milano per spostare l’Accademia»
Caterina Bon Valsassina, da Venezia alla Direzione ai Beni culturali: «Lavorerò con diplomazia»



Caterina Bon ValsassinaMILANO - «Se non vogliono traslocare, temo, non li convincerà neppure un palazzo tempestato di gemme e avorio». Rinuncia in partenza? «Affatto. Io credo sia possibile arrivare a un punto d’accordo: lavorerò, con diplomazia, per il trasferimento dell’Accademia da Brera».
Troverà gli studenti sulle barricate, il compito è arduo, è pronta?
«Guardi, l’Accademia di Venezia è stata spostata e ancora c’è qualcuno che brontola. La storia di Brera e quella delle Gallerie veneziane sono simili, due musei nati più o meno nello stesso periodo, collezioni d’arte a servizio dei giovani pittori...».

Simili anche nel destino?
«Di fronte a un’opposizione forte bisognerà muoversi con intelligenza e cautela, evitando danni collaterali. Nessuno sarà cacciato con un colpo di mano, ma l’Accademia ha bisogno di spazi grandi, moderni, e la Pinacoteca deve poter crescere nel palazzo storico». Da Brera e ritorno. Caterina Bon Valsassina è stata soprintendente aMilano nel 2001, poi direttore dell’Istituto centrale del restauro e, nell’ultimo anno, del Polo veneziano (dove ha lavorato alla divisione delle Belle arti dal museo); da aprile sarà alla guida della Direzione lombarda ai Beni culturali: «Nel mio destino c’è Milano ad ogni balzo di carriera».

È Milano, forse, che è ferma da trentacinque anni, o no?
«Russoli parlò della Grande Brera già a metà degli anni Settanta, poi il dibattito si è incastrato su Palazzo Citterio "sì e no", poi sulla Bovisa...».

È approdato, da un anno e passa, in una caserma militare.
«Io sono molto affezionata a Brera, ma questa storia è estenuante».

Estenuante, e impossibile?
«No, Venezia lo dimostra. Aiuterò Mario Resca in tutti in modi possibili per sciogliere il nodo di Brera».

Nessun imbarazzo a lavorare in una Brera «blindata» dal governo?
« La struttura commissariale è autonoma dalla Direzione regionale e dalla Soprintendenza di Brera».

Ha visto quante polemiche sul ruolo di Resca?
«È un collega del ministero, la cosa non mi turba. Il tipo di conoscenze che ho io, non le ha Resca, e viceversa: si può cercare un’intelligente complementarità».

Sono molti i milanesi, da Dario Fo in giù, che si oppongono al trasferimento dell’Accademia.
«C’è una parte della Milano che conta, ed è colta, che non riesce a distinguere e scindere il legame storico tra Accademia e Pinacoteca. Convincere questa parte sarà dura, ma ce la faremo: del resto, l’arte contemporanea, oggi, viaggia sui video, ha bisogno di spazi, un palazzo antico è inadeguato ai bisogni degli studenti».

Dovrà ricomporre anche la frattura interna all’Accademia, il contrasto tra il presidente Mazzotta e il direttore Mariani, promotore l’uno e nemico giurato del trasloco l’altro.
«Cercheremo un’intesa».

Le opere d’arte dell’Accademia resteranno nel palazzo di Brera?
«I gessi e i dipinti resteranno nella sede storica, è un patrimonio restaurato e stratutelato dalla Soprintendenza. Le opere di Pinacoteca e Accademia sono già raccolte in unico catalogo, sarebbe un errore dividerle».

La Grande Brera ha bisogno di almeno 52 milioni di euro. E sono tanti soldi, in questa fase di crisi.
«Brera riceverà i finanziamenti del Centenario dell’unità d’Italia».

Basteranno?
«Vedremo».

Milano e la rivoluzione Expo.
«Sui singoli progetti, le dico, valuteremo. Il mio approccio, comunque, sarà pragmatico: l’Expo bisogna farla, Milano l’aspetta, i disagi dei cantieri dovranno essere accettati».

Armando Stella

Corriere della Sera

lunedì 15 marzo 2010

ROMA - Le torri di Vetro di Renzo Piano








Il progetto di Renzo Piano per le «Torri di vetro» dell'Eur: conterranno uffici e 300 appartamenti e saranno ricche di serre e terrazze pensili. Qui sopra, una sezione che mostra la successione di corridoi di vetro arricchiti da arredi verdi

Dal Corriere della Sera

MILANO - Expo, Berlusconi: «Anch'io investirò in uno degli edifici in progetto»


A PALAZZO CHIGI LA PRIMA RIUNIONE DEL COORDINAMENTO DI COORDINAMENTO PER L'EVENTO 2015

Il premier: difficoltà superate, complimenti a Moratti e Stanca. Castelli: ora risolvere finanziamento alla Soge

l piano industriale per l'Expo 2015, fondato su un «progetto veramente innovativo», è pronto. Il premier Silvio Berlusconi lo ha annunciato a Palazzo Chigi in una conferenza stampa col sindaco di Milano e commissario dell'evento, Letizia Moratti, e Lucio Stanca, amministratore delegato di Expo 2015 spa, al termine della prima riunione del Coordinamento di coordinamento per l'evento. Berlusconi si accinge a firmare a nome del governo la «lettera di presentazione e garanzia» che sarà sottoposta al Bureau International dell'Expo, con cui si presenta il piano industriale dell'evento. Berlusconi ha garantito il «pieno supporto del governo» e fa i complimenti a quanti lavorano all'Expo per l'opera svolta e per la scelta della sede, «straordinariamente felice per i collegamenti».
BERLUSCONI: DIFFICOLTA' SUPERATE - «Si era partiti con qualche preoccupazione circa la possibilità di riuscire a realizzare un lavoro armonico, perché sono tanti gli enti interessati», ha ammesso il premier Silvio Berlusconi. Ma subito dopo ha aggiunto: «Oggi mi sembra di poter dire che queste difficoltà sono superate, e che c'è da parte di tutti il convincimento dell'importanza dell'evento e della necessità che tutti collaborino per la riuscita di questo progetto che ci vede tutti quanti esposti, perché rappresenterà l'Italia nel mondo. Ho garantito al sindaco Moratti e a Stanca il pieno supporto del Governo, e ho fatto loro i complimenti per il lavoro svolto finora».

«MI SONO PRENOTATO» - Berlusconi ha parlato anche delle opere in progetto: «Dopo l'Expo 2015 le strutture realizzate rimarranno un punto di attrazione per i milanesi e anche per i turisti - ha sottolineato -. Si tratta di un progetto veramente innovativo, con quartieri abitativi e di ufficio, che resteranno come arricchimento di Milano, e mi sono prenotato per dare il mio contributo di investimento per uno di questi edifici. L'Expo porterà a uno sviluppo di Milano verso il nord ». Quanto al bilancio, Berlusconi ha aggiunto: «Abbiamo trovato i fondi. Ci sarà un'equivalenza tra gli investimenti che anticiperemo come Stato, come Paese, e ciò che il nostro erario incasserà a seguito di tutto il movimento di presenze e affari realizzati attraverso questa straordinaria manifestazione internazionale».

CASTELLI: PROBLEMA FINANZIAMENTO - Il viceministro della Lega Nord con delega a Expo 2015, Roberto Castelli, dopo la riunione ha commentato: «Certamente durante la discussione sarà stato sollevato il problema del finanziamento alla Soge, per risolvere il quale da tempo è stato predisposto un emendamento, che però non è mai stato approvato dal Parlamento. Sono certo che con il diretto interessamento del presidente Berlusconi esso potrà essere presentato e approvato nel primo provvedimento utile».

LA MORATTI: E' UN PERCORSO - «L'Expo non è un evento, pur importante dal momento che si sviluppa nel'arco di sei mesi, ma un percorso, e quindi utilizziamo gli anni che ci separano dal 2015 per rafforzare le relazioni, turistiche, economiche, scientifiche, culturali con tutti i Paesi che vedono in Expo un'occasione per rafforzare le collaborazioni con il nostro Paese», ha dichiarato il sindaco di Milano Letizia Moratti. Il comitato di coordinamento per l'Expo è previsto, ha spiegato la Moratti, dal Dpcm che ha istituito la governance dell'evento, per il collegamento e il raccordo tra i diversi livelli istituzionali e le iniziative di partecipazione all'evento, con commissario e amministratore delegato. «Certamente - ribadisce il sindaco di Milano - siamo grati ad Expo, perché avremo più infrastrutture ed un'eredità che abbellirà ulteriormente la città, ma siamo consapevoli della responsabilità che abbiamo su quello che è un progetto nazionale». La Moratti ha ribadito anche: «Abbiamo già firmato accordi con oltre 40 città perché siano inserite nella promozione turistica di Expo».

Dal Corriere della Sera

mercoledì 10 marzo 2010

MILANO - Feltrinelli per Porta Volta



Herzog & De Meuron Architekten

Urban Center Milano La invita a visitare l'esposizione del plastico del progetto

FELTRINELLI PER PORTA VOLTA

Piano ammezzato Urban Center Milano
Galleria Vittorio Emanuele II


Dal 11 al 31 marzo 2010
dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19.30
sabato dalle 9 alle 18

Locandina scaricabile al link

martedì 9 marzo 2010

ROMA - Pasquino torna a parlare




Archeologia,
Presentato il restauro della celebre «statua parlante»

Anche l'ultima statua parlante, dopo Madama Lucrezia, l'Abate Luigi e il Facchino, torna a «parlare». Dopo l'intervento di restauro, iniziato il 14 ottobre e ultimato il 15 dicembre del 2009, e la recinzione dell'area con colonnotti in travertino e catene (eseguita dal I Municipio), Pasquino è di nuovo il «Pasquino, simbolo della Roma più vernacolare e caustica», come lo definisce il sovraintendente ai beni culturali Umberto Broccoli. Pulito da incrostazioni e scritte, riconsolidato nelle parti precarie del suo marmo bianco e riqualificato nelle superfici a rischio distacco, il busto del Pasquino, che apparteneva al gruppo marmoreo di «Menelao col corpo di Patroclo morente» (copia romana del I secolo d.C. da un originale bronzeo del III sec. a. C. rinvenuta durante lavori di scavo nei pressi di piazza Navona nel 1501), è stato restituito alla comunità nel corso di una cerimonia, in cui Broccoli ha recitato alcune delle «pasquinate più famose, con cui »non il popolo ma gli cardinali in forma anonima parlavano e criticavano». Quando Napoleone entrò a Roma, comparve sul torso in piazza del Parione «ma è vero che tutti i francesi sono ladri? Tutti no, ma Bonaparte sì». E ancora sul papa: «Un turista viene a Roma e si rivolge al capo delle Guardie svizzere 'quello è il santo padre? Santo no ma padre sì». E nell'epoca di Mussolini in assenza di bagni illuminati: «Qui l'ho fatta e qui la lascio metà al Duce metà al fascio. Qui l'ho fatta in piena luce niente al Fascio e tutta al Duce». (Fonte: Omniroma)

MILANO - Navigli, 80 chilometri di degrado






INTERVENTI BLOCCATI DA RICORSI E PROGETTI DI PARCHEGGI FALLITI. «SERVONO TRECENTO MILIONI»

«Così Milano tradisce la sua storia» Bottiglie, rifiuti e sponde pericolanti. «La pulizia? Il Comune pensa solo all’Expo»
Prima di guardare in basso, e mettersi a contare bottiglie, passeggini, televisori, cercasse di biciclette e motorini abbandonati sul fondo dell’antico porto di Milano, si può ricordare cosa è successo qualche anno fa a Londra. Sulla sponda Sud del Tamigi c’era la vecchia centrale termoelettrica di Bankside, abbandonata dal 1981, tante volte se n’era ipotizzata la demolizione, poi nel 1995 la Tate Gallery decise di trasformarla e affidò il progetto a uno studio svizzero di architettura. Dopo cinque anni (tenere ben presente i tempi: cinque anni), il 12 maggio 2000 venne aperta la Tate Modern, uno dei più innovativi e visitati musei del mondo, che ha toccato il record di 4 milioni di ingressi l’anno. Ora si può risalire dal fondo della Darsena, lasciarsi alle spalle l’odore rancido di escrementi e putrefazione che si respira là sotto, e leggere le date ancora segnate sul cartellone del cantiere: il 21 maggio 2003 il sindaco decide di costruire un parcheggio da 700 auto sotto l’acqua; il 22 ottobre dello stesso anno viene consegnata (e presto prosciugata) l’area. Esclusi gli scavi archeologici, i lavori non sono mai partiti. Rapido conteggio: in cinque anni, sul suo fiume Londra ha costruito la Tate Modern. In più di 6 anni, Milano ha mandato in malora il cuore del sistema dei Navigli, un luogo che si identifica con la storia e l’immagine della città.

Qui si scambiano l’acqua il Naviglio Grande, dopo 45 chilometri di percorso da Turbigo, e il Naviglio Pavese, che scende per 35 chilometri fino a Pavia. Qui si incrociano la storia di Milano (le vie d’acqua usate per trasportare il marmo del Duomo), il genio di Leonardo (che progettò una chiusa i cui disegni si trovano nel Codice atlantico), e il genio politico della Milano di oggi, molto innamorato del cemento e incapace di mandare qua in Darsena dieci spazzini e quattro giardinieri per rimediare a questa indecenza. Certo, è in corso una battaglia legale. Scontro tra Palazzo Marino, che di fronte al fallimento del parcheggio-sott’acqua ha revocato la concessione (l’anno scorso), e la Darsena Spa, che invece oggi chiede i danni per il fatto di non poter più costruire. Nell’attesa che si risolva la contesa, ieri mattina nella discarica della Darsena in secca si contavano: due passeggini fracassati, un numero imprecisato di bottiglie, una vecchia tavola da surf, due batterie di auto, più uno specchietto, due parafanghi e tre cerchioni di macchine, i documenti di un motorino rubato, i letti di due senzatetto (uno sotto il ponte, l’altro dentro una casupola), l’armadio di altri due clochard che hanno steso i vestiti al sole. Tutto sparpagliato su una distesa di fango marcio.

Lontano da qui, risalendo i due canali, la scena è diversa. Sia lungo il Naviglio Grande, fino a Corsico, Trezzano, Abbiategrasso; sia lungo il Pavese, fino a Rozzano, Binasco, Pavia, le ferite sono quelle del tempo. Almeno 110 chilometri di sponde, su 160 dell’intero sistema Navigli, sarebbero da consolidare o stabilizzare; le conche abbandonate sono 29, gioielli come quella al confine di Rozzano, all’altezza del ponte verso Binasco, dove la ruggine sta spappolando il ferro delle strutture. Per sistemare le sponde servirebbero 300 milioni di euro. Ma intorno c’è comunque erba abbastanza curata, corrono piste ciclabili, filari di alberi. È più pulito, perché non c’è una città a vomitare porcherie dentro i canali. La Regione, a dicembre 2007, ha creato «Navigli Lombardi scarl», che dopo anni di frammentazione è il primo soggetto unitario per la gestione e la manutenzione. Milano ha vinto l’Expo puntando anche sulle vie d’acqua, che avrebbero dovuto collegare in una rete navigabile la Darsena e i padiglioni dell’esposizione a Rho-Pero. Progetto annunciato e decaduto. Propaganda. Come gli annunci di «riqualificazione » degli ultimi dieci anni: negli archivi del Corriere se ne contano 32.

Gianni Santucci

Dal Corriere della Sera

lunedì 8 marzo 2010

MILANO - Via libera agli alberi in piazza Duomo



SI PARTIRÀ NEL 2011: COINVOLTE ANCHE CORDUSIO E VIA DANTE


Milano dice sì a Piano: «Via libera agli alberi in piazza Duomo» Tra un anno dalla Cattedrale si potrà vedere un boschetto di 36 carpini. «Mantenuta la promessa a Abbado»

MILANO - Un’oasi verde in piazza Duomo. Con i primi alberi piantati nella primavera 2011 come primo assaggio di un progetto che, una volta ultimato, avrebbe un impatto ambientale paragonabile a 4-5 mila auto in meno. La fumata bianca a Palazzo Marino è arrivata dopo un incontro durato oltre due ore, durante il quale non sono mancati i momenti di tensione tra il sindaco e Renzo Piano. L’architetto e il professor Guido Rossi sono riusciti infine a convincere Letizia Moratti a integrare con una sezione sul centro il progetto, in parte già finanziato, per le 90 mila nuove piante richieste dal maestro Claudio Abbado per il suo ritorno alla Scala. «Il piano è questo: ditemi se vi interessa oppure no» avrebbe detto a un certo punto Piano. Ma il progetto del verde adottato dal Comune, che potrà essere realizzato grazie al contributo di sponsor, non si ferma — almeno nelle ambizioni degli architetti— al boschetto di carpini davanti alla Cattedrale. Si prevede la piantumazione di 212 frassini alti venti metri (per non ostruire la visuale dei negozi) lungo l’asse che collega piazza Duomo al Castello. Sono inoltre stati realizzati studi su 12 luoghi, tra cui corso Genova, De Amicis, Fiori Chiari, Forlanini, Bligny, per altri 3.182 alberi. In Comune, però, non nascondono le difficoltà tecniche. «Prima di procedere si faranno dei saggi» puntualizza l’assessore ai Lavori pubblici, Bruno Simini. «Spesso le mappe dei sottoservizi non corrispondono a quello che si trova scavando».
L’obiettivo è realizzare l’intero piano del verde entro il 2015. «Questo non è un sogno romantico— ha assicurato Renzo Piano al termine della riunione — ma un progetto che ha a che vedere con una visione sostenibile della città e credo che rappresenti una delle iniziative più interessanti per il 2015». «Non è un sogno romantico» Piano lo ripete più volte. Anzi è un «lavoro scientifico», frutto dell’opera di un team di esperti tra cui l’architetto Alessandro Traldi firmatario del progetto, che si sostiene anche con la forza dei numeri. Perché la realizzazione del nuovo piano garantisce un beneficio ambientale paragonabile a «4-5 mila auto in meno».

Il sindaco non risparmia una frecciata. «Se Piano mi avesse proposto due anni fa di piantare 200 alberi in centro — puntualizza — avrei preferito piantarne 2.000 in periferia. Adesso è diverso: il nostro progetto per le periferie è partito e si può pensare anche al centro». L’assessore al Verde e all’Arredo, Maurizio Cadeo, immagina di partire con l’intervento proprio da piazza Duomo. Dove verrà realizzato un basamento a scalini di 130 centimetri, dove oggi c’è l’aiuola. Lì verranno piantati 36 carpini, che saranno poi recintati per protezione. Non un bosco, bensì un «volume verde». «Ma il progetto va visto nel suo insieme— ricorda Cadeo— Abbado sarà contento, perché la promessa dei 90 mila alberi è mantenuta». Avverte Marco Cormio, del Pd: «Il piano del centro dovrà essere tutto pagato da sponsor, e il Comune garantisca la manutenzione».

Rossella Verga

Corriere della Sera

giovedì 4 marzo 2010

TORINO - Aggiudicata la gara per la torre di Fuksas



42 piani per 205 m di altezza. Entro l’estate l’avvio dei lavori

Lavori in vista a Torino per il grattacielo di 205 metri firmato Fuksas destinato ad ospitare gli uffici della Regione Piemonte. Nei giorni scorsi è stata aggiudicata la gara. L’avvio dei lavori è atteso per l’estate 2010, per una durata di 35 mesi.

A costruire il nuovo Palazzo della Regione sarà il raggruppamento di imprese composto da Coopsette, CMB, Unieco, De-Ga, Kopa Engineering e Idrotermica per quanto riguarda i costruttori; Ubi Leasing/Monte dei Paschi quali co-leader, oltre ad Agrileasing, Credemleasing, ABFleasing e Credito Piemontese per gli istituti finanziari.
L’offerta di Coopsette, più bassa del 21% rispetto alla base d’asta, pari a 262 milioni di euro, ha avuto la meglio sulla cordata concorrente guidata da Techint Infrastrutture.
L’opera è stata finanziata con la modalità del “leasing in costruendo”, formula per mezzo della quale un soggetto finanziario corrisponde alle imprese costruttrici i fondi per eseguire l’opera pubblica in base agli stati di avanzamento dei lavori e, a opera eseguita, l’Amministrazione Pubblica corrisponderà i canoni periodici concordati con il soggetto finanziario. La rata del leasing – spiega la presidente Mercedes Bresso – sarà circa di 12,6 milioni all’anno per 20 anni e permetterà all’amministrazione un’economia di circa 400mila euro l’anno contro l’attuale spesa per gli affitti delle sedi regionali sparse in diversi punti della città.

Il nuovo Palazzo della Regione, a firma dell’architetto Massimiliano Fuksas, si inserisce all’interno di una proposta generale di riassetto e riqualificazione dell’area di Torino “Ex Fiat Avio” e si pone come obiettivo di accogliere tutti gli uffici regionali in un unico edificio a sviluppo verticale.

Tre elementi principali - ognuno dei quali occupa un piano diverso - disegnano il complesso edilizio: la torre, nella quale sono collocati tutti gli uffici della Regione, il centro congressi ospitato nell’edificio più basso, con alla base l’asilo nido e la corte interrata su due livelli che ospita tutte le funzioni a servizio degli uffici.
Il collegamento verticale è garantito da un gruppo di 16 ascensori ad alte prestazioni che permetteranno di raggiungere anche i piani più elevati in tempi particolarmente brevi con ridotti consumi e tempi di attesa.

La Torre, su una base quadrata 45x45 metri, si innalza fino a 205 metri dal suolo, con 42 piani fuori terra e due interrati ed è in grado di ospitare 2.600 dipendenti e oltre 2.000 visitatori. Un’imponente facciata vetrata a doppia pelle con elevate prestazioni in materia energetica, proposta da Teleya, racchiude il volume della Torre, completata in sommità da una veletta di vetro alta 20 metri al cui interno si estenderà un suggestivo giardino.

Una grande corte di 62x77 metri accoglie la base della torre. È il luogo delle attività di supporto a tutto il palazzo. A piano -2 si affacciano gli archivi, la mensa per 1.500 pasti giorno, il presidio medico, la sala per gli autisti, i locali per le centrali tecnologiche e per la raccolta rifiuti.
Al piano -1 sono collocati il centro stampa, le sale fitness, l’ufficio cartografico e per le rappresentanze sindacali.
Attraverso un tunnel sospeso vetrato la Torre si collega direttamente al Centro Servizi, un edificio formalmente autonomo che ospita il centro congressi, la mediateca e la biblioteca.
L’intero volume, con una pianta di forma rettangolare (31.50 m x 54 m), è stato progettato utilizzando una griglia con modulo base di 1,50 metri che regolamenta le facciate vetrate e la distribuzione interna. Esternamente è interamente rivestito da una schermatura in lamiera di alluminio presso piegata che genera suggestive vibrazioni luminose di colore. Dalla hall di ingresso si ha poi accesso al livello 2 composto da sala congressi, gradonata costituita da 291 posti, due sale conferenze da 100 posti ognuna che all’occorrenza possono essere aggregate e a due sale da 20 posti per videoconferenza, configurazione analoga al piano terzo. Al livello 4 invece sono realizzate la biblioteca e la mediateca con un ampio spazio lettura.
Al piano terra una trasparenza colorata caratterizza l’asilo, disegnato con forme libere che rompono la maglia modulare dell’edificio a uffici per uscire a conquistare il parco.

La pelle esterna è realizzata con pannelli in vetro alternati a pannelli in alluminio entrambi parzialmente apribili.
L’intero intervento è completato con la realizzazione di un ampio parcheggio disposto su tre livelli, interrati per una superficie totale di circa 37.000 mq e 1.100 posti auto.



Da Archiportale

MILANO - Sei itinerari alla scoperta della Milano magica


Nei fine settimana percorsi gratuiti per conoscere luoghi del diavolo e fonti miracolose, fantasmi, case di streghe e gli scontri sanguinari tra ariani e niceni all'epoca di sant'Ambrogio

La Milano delle leggende. Nei fine settimana del 6-7 e 13-14 marzo prende il via una nuova iniziativa dell'assessorato al Turismo, Marketing territoriale e Identità del Comune per valorizzare il patrimonio artistico e culturale della città. Sei itinerari gratuiti alla scoperta delle tante leggende, storie incredibili, superstizioni, lati oscuri e magici di Milano. Realizzata in collaborazione con Gitec (Guide italiane turismo e cultura), la nuova proposta va ad arricchire il progetto "100Milano" (www.100milano.com) che punta a far scoprire i tanti aspetti insoliti e poco noti della città.
"Un itinerario turistico inedito - spiega l'assessore leghista Massimiliano Orsatti - che spazia tra le tante leggende e storie incredibili in bilico fra tradizione popolare e fantasia e che ci porterà a scoprire luoghi di ieri e di oggi che meritano di essere raccontati e ritrovati". Aspetti troppo volta trascurati e destinati a rimanere nascosti. "Un percorso - aggiunge - che non è solo un omaggio a una Milano vissuta attraverso le tinte del mistero e dell'ignoto, ma anche un invito a scoprire come sono nate tante credenze che di generazione in generazione sono giunte fino a noi".
Ogni appuntamento della "Milano delle Leggende" propone quattro visite e sei itinerari. Si parte con "Peste, streghe e Re Magi", un percorso che dal Carrobbio attraversa il Parco della Vetra, teatro di esecuzioni capitali di eretici e streghe, per giungere nel luogo in cui vennero battezzati i primi cristiani di Milano, nei pressi della Basilica di Sant'Eustorgio. Il secondo, "Il diavolo, il serpente e la fonte miracolosa" parte da Sant'Ambrogio, dalla famosa colonna del diavolo. E poi il serpente di bronzo che prenderà vita nel giorno del giudizio e i mostri dell'immaginario medioevale, per terminare nei pressi della chiesa di San Vincenzo in Prato con il racconto della Maddalena piangente e della fonte della salute. Nel terzo percorso, "Fantasmi e Bagni misteriosi", si narra di una misteriosa dama velata di nero che passeggia nel parco Sempione, teatro di leggende ed eventi delittuosi.


Il quarto percorso, "La gogna e la rosa", svela come nel centro di Milano si celino storie e racconti di epoche lontane: dalle mitiche origini del nome della città ai misteri della chiesa di San Sepolcro, custode del foro di epoca romana e di reliquie leggendarie. La passeggiata comincia dalla chiesa, attraversa la Piazza dei Mercanti e termina davanti a San Tomaso con il racconto della tragica fine di un prelato corrotto e poco caritatevole. Il quinto si snoda intorno a Porta Romana "Tra equinozi, riti di purificazione e presenze demoniache" dove si trovano numerose testimonianze della diffusione del cristianesimo e della persistenza di antichi riti di purificazione pagani: la chiesa del Paradiso conserva ancora oggi la pietra nella quale San Barnaba infisse la sua croce, dando origine a una festa che è legata all'equinozio di primavera. L'itinerario tocca la Basilica di San Nazaro, con i suoi scheletri senza pace e termina davanti al palazzo dove, secondo la leggenda, prese dimora il diavolo in persona, Palazzo Acerbi. Il sesto e ultimo percorso conduce tra "Leoni, draghi e amori infelici": la colonna del Leone segna l'inizio dell'antica via di Porta Orientale, oggi corso Venezia, dove si trovava il pozzo nero abitato dal drago che terrorizzava i milanesi in tempi remoti. Antiche tradizioni raccontano del martirio di San Babila e dei tre fanciulli, del Cristo del Verziere che compianse la tragica fine di Barbarinetta e degli scontri sanguinari tra ariani e niceni all'epoca di sant'Ambrogio.
Domenica 14 marzo, alle 10.30, a Palazzo Reale, la scrittrice Giovanna Ferrante terrà una conferenza aperta al pubblico dal titolo "Milano: arcana, enigmatica città".
Tutti gli eventi e le visite guidate della "Milano delle Leggende" sono gratuite previa prenotazione al Consorzio Turismo Expo, tel. 02.77884037.

Da il Giornale.it

martedì 2 marzo 2010

MILANO - Apre a Palazzo Morando il museo della moda




"Milano inaugura un nuovo spazio dedicato alla cultura, alla moda, all'arte. Sono felice che il Comune abbia recuperato e donato alla città questo luogo della memoria. Palazzo Morando è un omaggio alla moda e alla contemporaneità, alla capacità di Milano di saper coniugare più eccellenze, cultura e arte" - ha dichiarato il Sindaco Letizia Moratti all'inaugurazione, in via Sant'Andrea, di "Palazzo Morando - Costume Moda Immagine", il nuovo spazio espositivo voluto dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Milano dedicato al costume, alla moda e all'immagine. "Palazzo Morando - ha concluso il Sindaco - ospiterà le importanti collezioni di tessuti, abiti e accessori fino ad oggi conservate presso le Civiche Raccolte d'Arte Applicata del Castello Sforzesco, e consentirà di sperimentare, approfondire e declinare la moda in tutte le sue forme". "Il nuovo allestimento di Palazzo Morando non si propone come museo della moda, poiché sarebbe una contraddizione fissare negli schemi museali classici la moda che, al contrario, è continua evoluzione, cambiamento, creatività - spiega l'assessore alla Cultura del Comune di Milano Massimiliano Finazzer Flory -. Palazzo Morando si presenta, piuttosto, come un luogo del sapere e dell'emozione, dove ammirare, in oltre duemila metri quadrati, i capolavori del passato, analizzare l'immagine del presente e costruire suggestioni per il futuro. Si tratta, dunque, di uno spazio polivalente, un ambiente destinato alla ricerca di linguaggi estetici e alla promozione di un'immagine giovane e giocosa del Costume e della Moda". L'apertura del nuovo spazio di Palazzo Morando si inserisce all'interno di "Just a Look", programma di iniziative promosse dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Milano in collaborazione con Louis Vuitton in occasione della settimana della moda milanese.

Affariitaliani.it

ROMA - Via libera al Piano Casa


Via libera al Piano Casa: obiettivo 27.500 alloggi da costruire entro 5 anni

Piano Casa, il via libera è rimasto in bilico fino all’ultimo ieri sera al consiglio comunale. L’aula Giulio Cesare è stata occupata da un gruppo di attivisti dei Comitati di lotta per la casa, che hanno interrotto la seduta sedendosi sugli scranni dei consiglieri al grido di «Sanatoria, casa popolare». Una gazzarra indescrivibile. È mancato poco che si venisse alle mani. «Un’aggressione alla democrazia» l’ha definita il sindaco Alemanno. «Abbiamo dialogato con i movimenti cercando di recepire i loro emendamenti. Ma non possiamo legittimare, come vorrebbero, le occupazioni che stravolgono le graduatorie degli aventi diritto». Alla fine le forze dell’ordine hanno riportato la calma.
Il Piano Casa rappresenta una svolta per le politiche abitative. Il provvedimento mette nero su bianco tempi, strumenti urbanistici, costi. L’obiettivo è realizzare nella capitale entro cinque anni, quindi entro il 2015, circa 27.500 nuovi alloggi, di cui 20mila destinati ad housing sociale, 6mila a edilizia residenziale pubblica. Si parte da subito. Già nei prossimi giorni verrà perfezionato dalla giunta l’acquisto delle prime 167 case Erp destinate alle famiglie in lista di attesa. L’elenco è frutto del bando sul mercato del maggio 2009. La lista degli alloggi ritenuti idonei è già pronta.
In dirittura d’arrivo anche il bando (55 milioni) per l’acquisto di 300 alloggi di nuova o recente costruzione sul mercato privato, da destinare anche questi a Erp, purché disponibili entro fine 2010. Altre misure di rilievo per l’edilizia popolare riguardano: il perfezionamento del Bando Anziani del 2007 per 142 alloggi; la densificazione dei Piani di zona per 286 alloggi in quota di edilizia sovvenzionata; l’attivazione dei nuovi ambiti di riserva per 850 alloggi.
Questi invece, in sintesi, i principali interventi previsti per l’housing sociale. 1) Densificazione dei piani di zona per 2.472 alloggi oltre ai 6.300 originariamente previsti. 2) Densificazione dei piani di zona del II Peep per 2.400 alloggi. 3) Modifica delle destinazioni d’uso di zone urbanistiche di Prg (1.750 alloggi) e fabbricati non residenziali (1.000 alloggi). 4) Ricognizione dei piani urbanistici già approvati che prevedono una quota in housing sociale (3.600 alloggi). 5) Riqualificazione degli immobili agricoli da destinare alla locazione (2.000 alloggi). 6) Perfezionamento dello scambio con la società Cam per l’acquisizione di 88 alloggi in località Casal Bertone-Ponte Mammolo. 7) Attuazione dei nuovi Ambiti di riserva (in quota edilizia convenzionata) per 9.000 alloggi. Si tratta di provvedimenti destinati al cosiddetto “segmento debole” della domanda abitativa: famiglie a basso reddito, giovani coppie, anziani in condizioni sociali o economiche svantaggiate, studenti fuori sede, sfrattati. Gente che, sia pure in difficoltà, tuttavia è in grado di spendere qualche centinaio di euro al mese con l’obiettivo di riscattare la casa, dopo magari 20-30 anni. Per i consiglieri del Pdl l’approvazione del Piano è una svolta destinata a incidere a lungo. «Rispetto alla vecchia delibera del 2007 di Veltroni, siamo avanti anni luce - afferma Federico Mollicone - Le nostre non sono misure che guardano solo all’emergenza, ma danno concretamente a tutti la possibilità di avere finalmente una vera casa in proprietà».

Da il Giornale

lunedì 1 marzo 2010

MILANO - Triennale, rinasce il teatro dell’arte



VIALE ALEMAGNA CAMBIA VOLTO

«Accordo con la Scala». Restyling e nuove iniziative con il Crt. Rampello: sarà la «casa» della multicultura
MILANO - La novità è un ritorno all’origine. Il Teatro rientra nel corpo del Palazzo dell’arte, incluso nella Casa della cultura, della creatività e del design. La stessa anima, un unico ingresso principale al sistema Triennale. Sipario: viale Alemagna cambia volto. Il presidente Davide Rampello ha raggiunto l’intesa col Crt: il Teatro torna di pertinenza della Triennale, la sala sarà restaurata, ammodernata e ricongiunta all’edificio monumentale disegnato da Muzio nel ’33 grazie al ripristino del corridoio interno (attualmente ostruito). Il Crt, in attesa d’una sede definitiva, resta nel Teatro dell’arte e avrà l’esclusiva sulla prosa: ha una convenzione per 12 anni e un cartellone di 70 rappresentazioni. Due istituzioni storiche. La Triennale e il Crt. Che continueranno a lavorare e fare ricerca insieme, spettacoli e co-produzioni. «Abbiamo raggiunto un’intesa felice, di grande armonia» chiosa Rampello. Ma il Triennale-Teatro dell’arte— adesso si chiama così — vuole crescere, ospitare convegni e proiezioni, sperimentare musica e danza. Rampello sta tessendo relazioni con altre realtà culturali, dal Franco Parenti alla Scala. «Ho già parlato col soprintendente Stéphane Lissner — chiosa —. Daremo spazio ai concerti dell’Accademia».

Il restyling sarà affidato all’architetto Michele De Lucchi, che ha già lavorato sul complesso classicista. L’obiettivo è completare il «sistema Triennale»: un unico ingresso a mostre, Museo del design, libreria, biblioteca, caffetteria. E Teatro. «Vogliamo offrire il palco ai talenti giovanili» sottolinea Rampello: «A Milano esistono tantissimi teatri off, molte iniziative sconosciute. Questa è l’occasione per censirle e metterle in mostra». La Triennale costituirà una direzione e avvierà un suo cartellone originale. Aperto alle collaborazioni esterne. Perché il rapporto interno, col Crt, continua e si rafforza. La mediazione del sindaco Moratti ha consentito di raggiungere un’intesa che mette tutti d’accordo. Il professor Sisto Dalla Palma, direttore del Crt, racconta che «è stato un dialogo lungo, complesso. Noi avevamo problemi a spostarci, ché il trasloco di un teatro non è il trasferimento di una famiglia. Il Crt ha un’identità, un territorio, un pubblico. Siamo entrati nel Teatro dell’arte 25 anni fa, che era al "grado zero". Lo abbiamo rilanciato coi grandi maestri del Novecento, ne abbiamo fatto un punto di riferimento importante nella ricerca italiana. Il nostro obiettivo, ora, non è rimanere aggrappati allo scoglio, ma rilanciare il progetto». Come? «Rimettendoci in discussione. E adeguando il contesto del teatro alla realtà di Milano».

Dalla Palma guarda alle periferie, lì dove la cultura può essere vero strumento di conoscenza e integrazione, e si possono «intrecciare esperienze e possibilità». Ma per portare questa sfida, il Crt ha bisogno di una casa vera. Il Comune ha promesso e poi ritirato una sede in Chiesa Rossa, ora è spuntata l’ipotesi Porta Romana: «Aspettiamo con pazienza».

Armando Stella

Dal Corriere della Sera

MILANO - Un tocco d'arte per Piazza Piemonte


Nuovo "look" e quattro statue

Un tocco d'arte per Piazza Piemonte

Ridimensionata la pensilina del parcheggio interrato per migliorare l'estetica generale. L'assessore Simini: "Un'opera di Aligi Sassu si aggiungerà ad altre tre, dando così una forte caratterizzazione culturale allo spazio urbano"


Milano, 26 febbraio 2010 – "La Cooperativa Piemonte ha accolto la richiesta del Comune di mitigare l’impatto visivo causato dalla pensilina del parcheggio interrato in via di ultimazione". Lo annuncia l’assessore ai Lavori pubblici e Infrastrutture Bruno Simini. "Esprimo un apprezzamento particolare per l’accordo raggiunto. Il progetto, infatti – ricorda Simini - era corredato, già dal 2005, di tutte le valutazioni e autorizzazioni necessarie da parte di commissioni competenti e Sovrintendenza".

"Tenuto conto che gran parte della pensilina è assolutamente strutturale, e dunque funzionale al parcheggio, abbiamo dato la nostra disponibilità a ridefinire la collocazione delle attività commerciali in altro ambito. Questo – spiega Simini - consentirà di ridurre significativamente la pensilina. La modifica del progetto – precisa l’assessore - dovrà ottenere le autorizzazioni degli organi competenti che non rallenteranno e non interferiranno in alcun modo con la riapertura della piazza e l’utilizzo dei box che è previsto per fine marzo".

"Lo spazio che si libererà con il ridimensionamento della pensilina – prosegue l’assessore -, oltre a dare nuova luce alla piazza, potrà ospitare - e questo è il nostro auspicio - oltre alle tre opere previste, anche un altro capolavoro del maestro Aligi Sassu. Si tratta di un contributo fondamentale affinché questa porzione di piazza, che per decenni è rimasta anonima, possa avere una caratterizzazione culturale di altissimo profilo".

"Un particolare ringraziamento va al progettista, l’ingegner Giancarlo Parola, che ha dimostrato grandissima sensibilità nel proporre una modifica rispettosa della vivibilità e godibilità del Teatro Nazionale, che all’epoca del progetto del parcheggio, non era interessato da virtuose ipotesi di riqualificazione. Ringrazio, inoltre, - conclude Simini - la presidente della Cooperativa Piemonte Cristina Grilli, il direttore del Teatro Nazionale Paolo Dameno Rota e i tecnici comunali della Direzione Specialistica Parcheggi e dell’Arredo Urbano".

Dal Sito del Comune di Milano