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martedì 26 gennaio 2010

ROMA - Le baracche tra le antiche Mura


DEGRADO URBANO

«Qui c'è il rischio di epidemie»
Vicino Piazzale Labicano panche, materassi, cibo, vestiti e rifiuti come resti di vita mangiati dal fango

Una baracca matrimoniale costruita con pancali di legno e materassi marci. Su una cassetta di plastica che fa da tavolino i resti della cena (tagliatelle al sugo) e vasetti di jogurt ancora intatti. Scarponcini da donna in cuoio, forse pescati dai cassonetti, e panni stesi ad asciugare. Ovunque montagne di spazzatura putrescente, resti di vita mangiati dal fango.
RIFUGIO PER DISPERATI - Basta intrufolarsi in un cantiere in piazzale Labicano per scoprire un altro slum metropolitano. E' in un’area recintata anni fa per un piccolo crollo delle antiche Mura Aureliane. Qui di operai al lavoro non se ne sono mai visti e così, quello spazioso cantiere abbandonato e riparato dagli alberi di alloro, è diventato il rifugio per due (o forse più) disperati. Quello che stupisce è il luogo dove sorge la piccola favelas. Piazzale Labicano e l’attigua Porta Maggiore sono uno degli snodi centrali del traffico cittadino, con vigili urbani in divisa che presidiano i semafori nelle ore di punta. Di mattina presto ce ne saranno cinque o sei su tutto il piazzale, ma nessuno sembra essersi accorto di quello che avviene dietro le transenne. Davanti a quel cantiere poi, di giorno e di sera, passano migliaia di persone a piedi dirette alla fermata del trenino metropolitano che sferragliando va verso la Casilina.

LE DENUNCE - «C’è un evidente problema di igiene – dice Stefano Livadiotti, dell’associazione via Carlo Felice -. Da qui può partire in ogni momento un’epidemia. Ma c’è anche il rischio sicurezza e possono verificarsi episodi spiacevoli. Gli stessi abitanti hanno nascosto meglio il loro giaciglio, con una copertura verde che si aggiunge alla rete arancione, ormai consunta». I comitati di quartiere hanno più volte segnalato la presenza della baracca che sorge proprio all’incontro con via dello Scalo San Lorenzo. «Abbiamo mandato lettere, mail e fax – dice Massimiliano Tonelli dell’associazione “Degrado Esquilino” – ma nessuno ci ha mai risposto. Pochi giorni fa abbiamo spedito anche alcune foto alla Sovrintendenza ai Beni Culturali. Abbiamo fatto come ci hanno chiesto, contattando anche il Nae (Nucleo assistenza emarginati del Comune di Roma, ndr). Ma non si è visto nessuno». In ballo c’è anche la sicurezza di chi abita la baracca: «Questa è una zona pericolante e possono cadere massi in ogni momento – dice ancora Tonelli -. È proprio per questo che la zona fu transennata. Poi sono mancati i fondi e tutto è rimasto così. Dall’altra parte della strada, verso piazza Lodi, sono iniziati i lavori di ristrutturazione della Mura Aureliane ed evidentemente di questo tratto si sono proprio dimenticati».

UN ANGOLO DI CASA - Ma la baraccopoli di piazzale Labicano non è l’unica situazione di emarginazione nei paraggi. Basta passare gli archi per ritrovarsi davanti un letto da campeggio sotto un alberello in fiore, proprio in mezzo alla piazza di Porta Maggiore. Sopra, riparato da un telo di plastica trasparente, c’è un uomo che dorme nonostante il traffico del mattino. Accanto un paio di scarpe nere e una decina di cartoni vuoti di succo di frutta. «È qui da anni – dicono i residenti – e ormai considera quest’angolo come casa sua. Ma vedere una persona ridotta così è disumano».
Carlotta De Leo

Dal Corriere della sera

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