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martedì 20 ottobre 2009

MILANO - Montecity-Santa Giulia: 5 arresti




L'INDAGINE SULLE OPERE DI BONIFICA DELLE AREE A SUD DI MILANO

Tra gli arrestati l'imprenditore Grossi e Rosanna Gariboldi, assessore a Pavia e moglie di Abelli (Pdl).

Cinque ordinanze di custodia cautelare sono state emesse nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Milano sulla bonifica dell'area ex industriale Montecity-Santa Giulia, nella zona sud del capoluogo lombardo, il «quartiere chic» di Milano costruito dall'immobiliarista Luigi Zunino. Tra gli arrestati nell'indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Milano figurano l'imprenditore Giuseppe Grossi a capo della Sadi, impresa di bonifiche ambientali per aree ex industriali, accusato di appropriazione indebita e frode fiscale e Rosanna Gariboldi, assessore a Pavia e moglie del parlamentare del Pdl, Giancarlo Abelli. La Gariboldi è accusata di riciclaggio. Gli altri tre arrestati sono collaboratori di Grossi. Nel febbraio scorso erano stati arrestati, nell'ambito della stessa inchiesta, l'avvocato svizzero Fabrizio Pessina e due ex appartenenti alla Guardia di Finanza, accusati di aver creato fondi neri gonfiando i costi di bonifica dell'area.


LE ACCUSE - Rosanna Gariboldi è accusata di aver ricevuto soldi da conti esteri «schermati» di Grossi, a Montecarlo. Nei mesi scorsi, la procura aveva avviato una rogatoria in terra monegasca sul conto dell'assessore. Gli inquirenti avevano individuato un conto corrente a Montecarlo dal quale, nel luglio del 2007, era partito un bonifico su un deposito svizzero gestito da un fiduciario di Grossi per 500.000 euro. Poi, in due tranche, nel marzo e nell'ottobre del 2008, sul conto monegasco erano arrivati complessivamente 632.000 euro da conti esteri «schermati» che per l'accusa facevano riferimento a Grossi. Rosanna Gariboldi aveva dichiarato che le somme non erano altro che la restituzione di un prestito fatto a Grossi, «un amico». Quest'ultimo è indagato dal febbraio scorso quando appunto due suoi collaboratori, gli ex appartenenti alla Guardia di Finanza, Giuseppe Anastasi e Paolo Paqualetti, e l'avvocato svizzero Fabrizio Pessina, erano stati arrestati con l'accusa di aver riciclato all'estero per conto di Grossi 22 milioni di euro sovrafatturati nei costi di bonifica dell'area Santa Giulia. Nell'inchiesta risulta indagato anche Luigi Zunino, già sotto indagine con l'ipotesi di reato di bancarotta nel caso Risanamento, società di cui è fondatore.

NUOVI FERMI - Oltre alle 5 ordinanze di custodia cautelare di martedì mattina sono stati fermati anche due milanesi di 41 e 55 anni, amministratori di fatto di una società costituita a Londra. I due sono stati bloccati nel pomeriggio di martedì nel capoluogo lombardo perché, spiegano le Fiamme gialle, «sul conto corrente della società inglese (formalmente gestita da prestanomi) aperto in una banca londinese sono transitati complessivi 840mila euro nel periodo 2004-2008». Soldi che gli investigatori ritengono essere «proventi delle false fatturazioni» del gruppo industriale che aveva ottenuto l’appalto per la bonifica dell’area Santa Giulia, cioè della Sadi dell’imprenditore Giuseppe Grossi.

Dal Corriere della Sera

giovedì 15 ottobre 2009

ROMA - il Maxxi, Un fluido interrotto da lampi di luce


VISITE CON PRENOTAZIONI DAL 1 NOVEMBRE
Un fluido interrotto da lampi di luce:
è il Maxxi di Zaha Hadid
Anteprima alla stampa del nuovo capolavoro dell'architettura mondiale, visitabile dal 14 novembre

Tra un mese, lady Zaha Hadid, uno dei più celebri architetti al mondo, sarà di nuovo a Roma. Per presentare in anteprima alla stam pa la sua «creatura», quella Maxxi meraviglia — Museo delle Arti del XXI secolo — ormai compiuta nel vasto isolato compreso tra via Ma saccio e via Reni, quartiere Flami nio. Degli esterni, ben visi bili anche dalla strada, si sa ormai tutto: là do ve c’erano le caserme, svetta ora uno dei capo lavori dell’architettura mondiale, opera prodi gio per tecnica e fanta sia creatrice, voluta dal ministero per i Beni Cul turali e realizzata dalle imprese italiane Cerasi e Navarra.
Ancora top secret in vece gli spettacolari spa zi interni, giunti ormai a compimento, per i quali l’ archistar an glo- irachena ha posto un severo embargo di notizie fino alle visite in anteprima che si potran no fare il 14 e 15 novem bre (dalle 10 alle 13, pre notabili dal 1 novembre all’indiriz zo edumaxxi@darc.benicultura li.it; già centinaia le richieste, ma dalla Fondazione Maxxi conferma no che le prenotazioni saranno pre se in considerazione solo a partire dalla data indicata). In quei giorni (il 14 alle 21 e domenica 15 alle 16 e alle 21) gli spazi si animeranno an che grazie alla coreografia creata da una star internazionale della danza, Sasha Waltz, progetto in col laborazione tra Maxxi e Fondazio ne Romaeuropa. Sale dunque la «febbre» per ve dere questo museo che aprirà defi­nitivamente al pubblico nella pros sima primavera.

Ed eccoli, qui de scritti in anteprima, gli attesissimi spazi interni: spettacolari (pur nel la loro semplicità quasi austera) fi nanche nell’arredo dei bagni, con pareti nero-lucide e sanitari di desi gn in acciaio satinato. Una sinfonia in tre colori: bianco, grigio, nero. E in tre materiali: cemento (trattato come superficie artistica, che vive di vita propria, come un monolite, senza giunti esterni visibili, cosa di cui si è raccomandata più volte la Hadid), acciaio e vetro. Varcare la soglia del museo è già un’emozio ne, con lo spazio immediatamente percepito come opera d’arte in sé, al di là della sua funzionalità (peral tro di altissimo livello: per fare so lo un esempio, il sistema di tendag gi è filtrante o oscurante per le gal lerie espositive, con possibilità di luce naturale; le griglie sono orien tabili in base all’irraggiamento, e pannelli brise- soleil si muovono in base a impostazioni di tempo rego labili, restituendo un filtraggio stu diato che diventerà una risorsa per i curatori delle diverse mostre).
Molti gli elementi che caratteriz zano la struttura, che si sviluppa in gran parte in modo fluido, con una continuità di attraversamento che evoca forme organiche (come in certe sculture di Moore o Arp) ma che un po’ a sorpresa viene poi «in terrotta » da «asole» di luce, grandi vetrate che tagliano verso l’ester no: ve ne è una, ad esempio, nella parte espositiva che letteralmente si aggancia a ciò che resta del vec chio edificio preesistente (la caser ma, rivista e corretta) e un’altra — da vertigini — a far da calpestio nella parte più scenografica del l’edificio, il corpo aggettante a 20 metri di altezza, proteso nel vuoto e interrotto da una grande vetrata.

Il pavimento di quest’area espo sitiva (sono cinque in tutto) è in sa lita, e l’asola trasparente su cui si cammina affaccia direttamente sul pianterreno. Per arrivare fin quas sù si attraversa quello che familiar­mente la Hadid ha ribattezzato il «Canyon», un camminamento so speso, stretto, piuttosto scuro, do ve ci si sente quasi compressi pri ma di una vera e propria esplosio ne di sua maestà la luce. Altri ele menti caratterizzanti: il nastro lu minoso che corre lungo tutto il pe rimetro e la spettacolare scala di ac ciaio verniciato nero, vera opera d’arte montata lastra per lastra con tecniche artigianali e un percorso che curva, piega, torna su se stes so, disegnando un circuito di luce grazie al telo pvc retroilluminato.
La Hadid e il suo studio hanno curato tutto nei minimi dettagli, come si addice a una grande firma dell’architettura (e il risultato è lì: un’edificio non da opera lirica, ma di un’eleganza che evoca piuttosto un capolavoro jazz): pavimenti bianchi in resina, montacarichi vi sibili per trasporti di grandi opere, geometriche poltrone a incastro nell’auditorium (nere, elegantissi me). Di mano di Zaha anche i ban coni a forma ellittica per l’acco glienza, ancora da montare al pia no terra. Qui troveranno posto an che una piccola libreria e un caffè. Tutto il resto (ristorante, book-shop, uffici, servizi), per non gravare sulle superfici espositive, sarà invece collocato nella parte re cuperata delle ex caserme

Edoardo Sassi

Dal Corriere della Sera - Foto c-monster.net

MESSINA - Al via a dicembre i lavori per il Ponte




L'OPPOSIZIONE INSORGE: «IL SUD HA ALTRE PRIORITÀ, EMERGENZA ALLUVIONE NON È FINITA»
«Al via a dicembre i lavori per il Ponte» L'annuncio di Berlusconi a margine del piano di rilancio degli aeroporti. E su Alitalia: «Una sfida quasi vinta»

ROMA - «A dicembre, massimo gennaio, inizieremo la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina». Lo annuncia il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi partecipando all’iniziativa «Due hub», ovvero i piani di investimento per Malpensa e Fiumicino, presentata a Villa Madama dalle società che gestiscono i due scali, Sea e Adr.
«ALITALIA VERSO GESTIONE POSITIVA» - Quanto allo sviluppo del sistema aeroproturale italiano, Berlusconi ha sottolineato che «da parte del governo c'è l'impegno a garantire le infrastrutture di collegamento con gli aeroporti». Inoltre, «c'è l'impegno per Milano affinchè le infrastrutture siano pronte per il 2015 quando sarà la vetrina dell'Italia in tutto il mondo». Il capo del governo ha poi commentato la situazione di Alitalia, definendola una compagnia «sicuramente avviata verso una gestione positiva che premia il coraggio di imprenditori che hanno saputo rischiare». «Siamo riusciti - ha sottolineato in particolare - a far restare l'Alitalia nelle nostre mani. La sfida sta per essere vinta, ho visto i risultati di Alitalia a ottobre e ci stiamo avviando verso una gestione positiva, che conferma la giustezza del progetto e premia il coraggio degli imprenditori che hanno saputo rischiare».

DEBITO PUBBLICO E INVESTIMENTI - Dobbiamo fare i conti con il debito pubblico, ha detto ancora il premier, «ma questa eredità non deve impedirci di innovare e di rimuovere gli ostacoli e non deve impedirci di stimolare investimenti pubblici e privati verso ciò che è più urgente». «Il nostro Paese - dice Berlusconi - si deve svegliare da un lungo sonno che lo ha portato anche ad avere condizioni di bilancio negative». L'obiettivo è «superare il gap infrastrutturale, della logistica e della mobilità, una strettoia che ha finora impedito di sfruttare appieno le ricchezze dell'Italia».

PD: «SUD HA ALTRE PRIORITÀ» - Per la realizzazione del ponte sullo Stretto Pietro Ciucci, amministratore delegato della società Stretto di Messina e commissario per la realizzazione dell'opera, ha detto che «entro il 2010 partirà il cantiere principale», ma prima sarà spostata la linea ferroviaria a Villa San Giovanni. «Per questa prima fase ci sono circa 30 milioni di euro disponibili - ha spiegato -, e sono previste altre opere a terra anche in Sicilia». Un annuncio, quello dell'inizio dei lavori, che scatena la condanna unanime dell'opposizione. Il segretario del Pd Dario Franceschini: «È veramente una presa in giro inqualificabile proporre un'opera faraonica mentre pochi giorni fa le case sono cadute sotto la frana a Messina. Si metta in campo un grande piano di manutenzione delle scuole italiane che cadono a pezzi». E Sergio D'Antoni, responsabile Mezzogiorno del Pd: «È davvero singolare che l'ennesimo proclama di Berlusconi sul ponte sia arrivato proprio nel giorno in cui l'associazione dei costruttori denuncia il totale azzeramento dei fondi per l'Anas. Le poche risorse a disposizione vanno concentrate su obiettivi prioritari, come un piano di risanamento delle aree a rischio idrogeologico». Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd: «L'emergenza alluvione a Messina non è ancora finita, Bertolaso ha sottolineato come la priorità per la Sicilia e il Mezzogiorno sia la messa in sicurezza del territorio, non il ponte di Messina».

«OPERA CONTRO IL BBUON SENSO» - Il presidente dell'Idv al Senato Felice Belisario parla di «un'opera faraonica contro il buon senso, assolutamente non prioritaria per il Sud che in realtà ha bisogno di ben altre infrastrutture. Sarà una cattedrale nel deserto che collegherà il nulla con il nulla». Secondo il presidente dei senatori dell'Udc Gianpiero D'Alia «parlare del ponte oggi è pura follia. I morti di Messina devono farci capire che è necessario, prima di ogni altra cosa, mettere in sicurezza il territorio. Per questo ci vogliono tante risorse, anche quelle che sono state stanziate per il ponte». Il presidente dei Verdi Angelo Bonelli: «Berlusconi vuole sperperare i soldi dei cittadini italiani mentre la vera priorità dell'Italia e del Sud sono le infrastrutture da sempre inesistenti. Con i 7 miliardi di euro che servono per un'opera inutile e dannosa in Italia si sarebbero potuti costruire ben 80 chilometri di metropolitane e acquistare 27mila autobus ecologici. Ossia rivoluzionare il traffico nelle nostre città». Michelangelo Tripodi, responsabile Mezzogiorno del Pdci: «Berlusconi troverà un muro di persone a sbarrargli la strada, determinate a difendere il loro territorio da mostri di cemento inutili, dannosi e pericolosi».

Dal Corriere della Sera

martedì 13 ottobre 2009

MILANO - Via libera alla Grande Brera entro il 2015



AMPLIAMENTO DELLA PINACOTECA E TRASLOCO. «NIENTE AUTO NEL QUARTIERE»

Bondi: sarà il Louvre italiano
Il ministro fissa tempi e progetto. Si parte nel 2010. Resca commissario. Sarà pedonalizzata l'area

La Grande Brera come il Louvre. Anzi, «come il Louvre italiano». Al di là dei proclami del ministro dei Beni Cultura li, Sandro Bondi, il bicentena rio della Pinacoteca segna una svolta nei rapporti tra Brera e la città, tra Stato e Comune. Niente più separazioni, niente più gestione concorrenziale dei musei, ma «sinergia e sin tonia» come ha ripetuto ieri il sindaco Letizia Moratti per an dare a presentare «insieme» al mondo quel gioiello che ri sponde al nome di Brera. Conferenza stampa davanti alla Predica di San Marco ad Alessandria di Gentile e Gio vanni Bellini. C’è la sovrinten dente Sandrina Bandera, il mi nistro Bondi, il sindaco Morat ti, l’assessore alla Cultura Mas similiano Finazzer Flory.

L’oc casione è il Bicentenario di Bre ra e la pubblicazione di un li bro sulla storia della Pinacote­ca. Ma gli occhi sono tutti pun tati su quello che diventerà Brera nel prossimo futuro. Il progetto è quello noto: la Gran de Brera. Prevede l’ampliamen to della pinacoteca e il trasloco dell’Accademia con polemiche annesse. Ieri, Bondi ha fissato il cronoprogramma. Partenza lavori nel 2010, conclusione nel 2015, in occasione di Expo. La nomina di Mario Resca qua le commissario straordinario per la realizzazione dell’opera e la «potenziale» nascita di una Fondazione Grande Brera che veda insieme pubblico e privato. «Saranno coinvolti Co mune, Provincia, Regione e banche - attacca Bondi - , che si sono già espresse in modo positivo. Ma anche imprendito ri e quella borghesia illumina ta che ha reso grande Milano, occupandosi soprattutto di sport e filantro pia, e che ora po trà contribuire anche alla rina scita sociale e culturale». Il rife rimento a «im prenditori » im­pegnati nello «sport» fa pensa re che qualcosa bolla già in pentola. «L’Italia è una super potenza culturale - conclude il ministro - Brera diventerà uno dei più grandi musei d’Europa al pari del Louvre». Del nuovo corso parla an che la Moratti. Collaborazione. Il Comune si farà carico della nuova illuminazione della Pi nacoteca. Sinergia. Parte il road show internazionale per presentare la Grande Brera al mondo. Da New York per arri vare a Tokio. «Perché Brera de ve essere patrimonio del mon do. E sintonia e sinergia tra le istituzioni sono la strategia vincente». Altri esempi di sin­tonia? Li spiega Finazzer Flory: «Da novembre chi acquisterà il biglietto per la pinacoteca potrà visitare gratis il museo del Risorgimento. Il Comune intende mettere a posto anche l’orto botanico di Brera con la creazione di un roseto e ci au spichiamo che si arrivi alla pe donalizzazione della zona». Dove la sintonia manca è sull’Accademia e il trasferi mento nella caserma di via Ma scheroni. «C'è l'unanimità as soluta - attacca il vicedirettore dell’Accademia, Ignazio Gada leta - gli spazi della Maschero ni non sono sufficienti. Parlia mo di settemila metri quadri che per la maggior parte sono costituiti da scantinati inagibi li ». Posizione condivisa da molti altri docenti e degli stu denti. Bondi incontrerà Maria Stella Gelmini, ministro della Pubblica Istruzione nei prossi mi giorni per fissare le date del trasloco, ma taglia corto. «La Grande Brera sarà sicura mente un vantaggio per la Pi nacoteca, ma anche per l’Acca demia che avrà spazi più effi cienti. Sarà una cosa buona per tutti».
Maurizio Giannattasio

Dal Corsera

MILANO - Piazza Fontana, al bando le auto






SÌ DELLA SOPRINTENDENZA AL RESTAURO. VERTICE IN COMUNE SUI TEMPI DEL CANTIERE

Isola pedonale e 100 nuovi alberi
Via ai lavori dopo 20 anni di polemiche. «Recuperiamo storia e bellezza»

Una grande isola pedonale affacciata sul Duomo. Un cortile rettangolare, in granito rosa, rialzato rispetto alla strada e ai binari del tram (che saranno spostati), circondato da alberi e impreziosito dal restauro della fontana realizzata nel 1782 dal­l’accademico di Brera Giuseppe Franchi. Il palazzo della polizia locale, quinta scenica in Becca ria, «ritrova centralità nel conte sto dell’area». Scompare invece il parcheggio sotterraneo previ sto inizialmente dal Comune e bocciato nel 2005 dalla Soprin tendenza: via, stralciato. La rinascita di piazza Fontana è in que sto piano di «sistemazione» presentato dagli architetti Marini e Polin e approvato il 5 ottobre dalla Soprintendenza ai Beni culturali. Linee guida: meno traffico, più decoro e verde. «Il nuovo progetto appare condivi sibile in quanto ricostituisce il perimetro della piazza recupe rando il disegno attuale» e «in tegrandolo con un nuovo spazio alberato», scrive nella rela­zione il soprintendente Alberto Artioli. I motivi della promozio ne stanno in un avverbio: «ar­moniosamente ». Perché «l’intervento rispetta il carattere del luogo, non lo stravolge». Il progetto è nuovo. Nel sen so che la proposta precedente, la piantumazione di «un bo schetto di ciliegi a cinquanta metri dall’abside della Cattedra le », era stata scartata sia dal Co mune sia della Soprintendenza, un anno e mezzo fa. Ora si riparte. L’assessore al Decoro urbano, Maurizio Cadeo, incontrerà oggi gli architetti per «verifica re materiali, modalità e tempi di intervento».

Un vertice tecnico, l’ennesimo, per sbloccare vent’anni d’ impasse. Per tappe. Il concorso inter­nazionale di progettazione risa le al 1988. Partecipano 80 archi tetti e vincono Gino Pollini (scomparso nel ’91), Giulio Marini e Giacomo Polin. Il via libera del Comune tarda, arriva nel 2003, questione di soldi e buro crazia. Ed è una falsa partenza. L’iter si pianta ancora sul pro getto di autosilo interrato. Ar tioli «esprime parere negativo» il 18 ottobre 2005: «Non appare opportuno prevedere opere nel sottosuolo che condizionerebbero le scelte progettuali future della superficie»; per altro, il parcheggio «sarebbe il richiamo di ulteriore traffico in una zona così delicata a ridosso della Cattedrale ». Palazzo Mari no adesso ha «ab bandonato » l’ipotesi, anche se non c’è ancora un provvedi mento ufficiale. Polin scrisse una lettera a Letizia Mo ratti subito dopo l’aggiudicazione del­l’Expo: « Possiamo sperare di riqualificare piazza Fontana prima dell’Expo 2015?». Forse sì. È già stato completato lo Starhotel Rosa, quattro piani su un porticato a campa te.

Nel secondo e nel terzo blocco di ruderi ed edifici cascanti (proprietà Ce schina) sono invece previsti appartamenti, negozi e uffici. Annunciano dal Comune: «Le de molizioni partono a breve, i cantieri saranno completati in tre anni». Dietro l’angolo, avanza il restauro del Teatro Gerolamo: sala da 226 posti su tre ordini di palchi, come da disegno ottocentesco del Mengoni. Il restyling di piazza Fontana dovrebbe completare la rinascita. L’isola pedonale e i nuovi edifici sono pensati in «continuità » stilistica con il palazzo dell’Arcivescovado. I fondi per l’intervento vanno recuperati dagli oneri di urbanizzazione e dalla cessione pubblica dei terreni. Servono almeno due milioni di euro.
Armando Stella

Dal Corriere della Sera

MILANO - Shopping in crisi, è la fine dei piccoli


CAMERA DI COMMERCIO: METÀ DELLE NUOVE APERTURE HANNO TITOLARI STRANIERI

Esercizi commerciali e vetrine storiche decimate da difficoltà economiche e accesso ai fidi bancari

MILANO – Battono in ritirata, abbassano le saracinesche e mettono in vendita al miglior offerente. La Milano dei piccoli negozi, spesso storici, chiude i battenti. Non regge più di fronte alla crisi economica e alla difficoltà di accedere ai fidi bancari. Poco fuori dal centro, i quartieri che fino a 4 anni fa erano considerati commerciali, sembrano senza vita, privi delle vetrine e della vivacità dello shopping. Si è spenta viale Corsica, la zona di Lambrate, ma anche la zona intorno ai Navigli-Tortona e nel quartiere della moda, tra via Sciesa e viale Montenero.

I numeri della crisi. Davide, 41 anni, proprietario di un bar sulla strada per l’aeroporto di Linate, sopravvive a fianco di un panificio in vendita da due anni: «Non vendeva più – ci racconta – la gente preferisce il pane di plastica dei supermercati. Ma anche io faccio fatica. Il mio giro di clienti è diminuito del 20% e resisto, ma se dovessi arrivare a meno 40% sarei costretto a chiudere anche io». A due passi dal bar di Davide, ci sono due profumerie storiche di viale Corsica costrette a chiudere. In tempo di crisi economica creme e prodotti di bellezza sono i primi a saltare dai costi familiari. I dati dell’Unione artigiani di Milano parlano chiaro: a fronte del 28% in meno delle imprese che aprono in provincia, si registra un 8,5% di cessazioni di attività.

L’avanzata degli stranieri. Dai dati della Camera di Commercio, inoltre, emerge un fenomeno abbastanza sotto gli occhi di tutti i milanesi: l’avanzata dei commercianti stranieri, soprattutto arabi e cinesi. Tra le nuove iscrizioni, soprattutto nella ristorazione ma anche nel commercio al dettaglio, le ditte con titolare straniero rappresentano la metà delle nuove aperture (rispettivamente: il 52,3% e il 43,6%). Invece il peso percentuale si abbassa sulle cessazioni: solo una ditta su tre con titolare di origine straniera ha chiuso nei primi sei mesi del 2009.

L’unione artigiani mostra ottimismo. Commenta questi dati Marco Accornero, segretario generale dell’Unione artigiani di Milano: «Notiamo più che un aumento della chiusura di attività, un decremento delle nuove aperture. Ciò significa che chi ha un’impresa tende a non venderla e resiste, ma pochi hanno il coraggio di aprire una nuova attività. I negozi che aprono e che chiudono fanno parte di un turn over fisiologico, ma la crisi nel 2009 ha fatto sì che la gente è spaventata e non rischia nell’impresa». «Il settore delle manifatture è quello che soffre di più – continua Accornero - infatti speriamo sul Piano Casa, che dovrebbe riavviare le piccole ristrutturazioni e ravvivare il mercato». In effetti, uno dei nodi più preoccupanti per i piccoli commercianti e per gli artigiani che hanno bottega e negozio è l’accesso al credito, ma anche in questo caso il segretario dell’Unione è ottimista: «E’ un triste paradosso che le banche non prestino soldi alle imprese in difficoltà, ma vediamo segnali di ripresa. Come Unione, infatti, presentiamo le domande di credito e garantiamo per il 50-80 per cento. Mentre nel 2008 le domande da noi presentate erano accolte per il 67%, nel 2009 c’è stato un calo al 37%. Ci solleva il fatto che nei mesi di luglio e settembre sembra esserci un’inversione di tendenza: le banche hanno accolto le nostre domande nel 48-49% dei casi».

Il credito bancario, un miraggio. Nel fido bancario spera Michela, una delle artigiane più glamour di Milano. Il suo negozietto, Oplà, pieno di chincaglierie da lei create ed oggetti vintage è fra i più spiritosi e colorati della zona Navigli-Tortona. Una delle prime allieve dello Ied, menzionata più volte da Vogue da Glamour per le sue piccole opere d’arte di bijotteria, fa fatica a continuare la sua attività. «Vendo solo nel periodo del Salone del Mobile e con alcuni stranieri che passano. A Milano mancano le iniziative per portare turismo – si lamenta – e oramai le banche non mi offrono nemmeno un fido che sarebbe fisiologico per andare avanti e anticipare i pagamenti». Non si investe più. Anche Valeria, che importa oggetti etnici dall’Oriente e ha rilevato Lila, un negozio aperto da 20 anni, sta aspettando la risposta di una banca: «Abbiamo tagliato sui viaggi e compriamo l’indispensabile. Senza questo credito sarò costretta a fare i salti mortali». I salti mortali, dal letto al forno, li fa ogni notte alle 3 Giorgio Artioli, panettiere di Lambrate. Da 35 anni sforna pane e stringe la cinghia: «Lavoro 15 ore al giorno e la mia fortuna sono i bar e i ristoranti (oramai tre su quattro sono cinesi), che mi chiedono grandi quantità di pane. So fare solo questo da quando avevo 14 anni. Spero solo che quando scadrà il mio fido, fra due anni, questa crisi sarà passata».

Ketty Areddia

Dal Corriere della Sera

giovedì 8 ottobre 2009

MILANO - Torre Solaria





VIA AI NUOVI BANDI PER LE VARESINE
Torre residenziale a Porta Nuova «Oltre cento alloggi su 34 piani» Con Solaria cambia lo skyline. «Sarà il grattacielo più alto in Italia per abitazioni private»
MILANO - Per un grattacielo che spari sce, un altro che sorge. Porta Nuova: Solaria. Centoquaranta trè metri per centosei apparta menti e trentaquattro piani, tut ti dedicati al residenziale. E un record: è la più alta costruzione italiana per quanto riguarda le abitazioni private. Cambia lo skyline della cit tà. Grattacieli sì, grattacieli no. Dritti, storti. Cambia poco. I nuovi insedia menti cittadini rispon dono solo a una logica. Quella economica: fun­zionerà, non funzione rà. Evidentemente, a Porta Nuova, il proget­to del gruppo Hi nes- Galotti, i conti eco nomici tornano. Tanto che ieri è stata inaugurata la Marketing Suite, quattro cento metri quadrati dedicati al la vendita del residenziale. Tra cui Solaria. Che sorgerà all’in crocio tra via Melchiorre Gioia e viale della Liberazione.
Un «si luro» con vista che spazia dalle guglie del Duomo alle monta gne intorno a Milano. Data di fi ne lavori: 2012. I cantieri aspet tano solo l’apertura del bando di gara. A luglio è stata avviata la gara per l’affidamento del se condo lotto di Porta Nuova Vare sine, con destinazione residen ziale, e dei lotti di Porta Nuova Isola. Un modo di vivere che Mila no ancora non conosce. Sullo stile delle grandi metropoli ame ricane. E con un solo paragone possibile. La Torre Velasca. Con la grande conciergierie e l’edifi cio che si svolge in altezza. Ma a differenza della Torre Velasca, Solaria sfrutterà le tecnologie di oggi. A partire dalla sicurezza. Con un sistema di telecamere a circuito chiuso collegate alla conciergerie, con una control room dove si potranno osserva re tutte le aree comuni, con sen sori e rivelatori di movimento anti-intrusione, con rampe di accesso ai parcheggi protetti da cancelli nelle ore notturne e sbarre automatiche nelle ore diurne.

Altra importazione Usa. Gli spazi comuni: una sala per le feste, una sala home theatre con relativo maxischermo, la sa la biliardo, la sala lettura, l’area gioco per i bambini, l’area per lo yoga, la palestra. Insomma, un mondo autosufficiente nel centro della città. Qualcosa a cui ancora non siamo abituati e che non conosciamo. Certo, ai «fortunati» che acquisteranno duplex e triplex e potranno rea lizzare il proprio roof garden o la piscina personale sul terraz zo, poco importerà. L’autosuffi­cienza è garantita: d’inverno e d’estate. Ma il cambiamento è radicale. Bisogna vedere se Mila no è pronta ad abdicare al suo stile di vita.

Maurizio Giannattasio


Dal Corsera

ITALIA - DIAGRAMMA 10/2009




lunedì 5 ottobre 2009

BARI - La Grande sera del Petruzzelli


«Inno alla gioia» e fruscio di sipario
Prima «a due rate» per il Petruzzelli
Il 4 ottobre serata istituzionale con i rappresentanti
del governo, il 5 il teatro si apre ai cittadini

«Inno alla gioia» a Bari. Sabato 4 ottobre riapre il teatro Petruzzelli. Un evento che restituisce il gioiello architettonico dopo ne 18 anni dall'incendio che lo aveva devastato. Il teatro riparte simbolicamente dall'Inno alla Gioia di Friedrich von Schiller al quale si ispirò Bethooven per la composizione dell Nona, forse la più nota della composizioni di musica classica. Ma la prima è «a due rate» per così dire. Il 5 nuova apertura, questa volta per i cittadini.

DUE CONCERTI - Due concerti identici, il primo «istituzionale solo per le autorità come ha chiesto il governo, e il secondo, il giorno dopo, per le maestranze che hanno materialmente ricostruito il teatro e per 1.200 i cittadini sorteggiati». Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, che è anche presidente della Fondazione Petruzzelli, con una punta di amarezza ha precisato alcuni dettagli sulla doppia riapertura del Teatro barese annunciata oggi a sorpresa dal presidente della Provincia di Bari per il 4 e il 5 ottobre prossimi.

«HO ACCETTATO LE RICHIESTE DEL GOVERNO» - Il sindaco ha ribadito che avrebbe preferito che i primi ospiti del teatro fossero le maestranze che hanno ricostruito il teatro e i 1.200 cittadini sorteggiati. Ha dovuto però, spiega, accettare le richieste del governo di dedicare la prima ai rappresentanti istituzionali. «Questa cosa - ha rilevato - lascerà un pochino di amaro in bocca ai sorteggiati, me ne scuso, ma credo che chiunque si fosse impuntato su qualsiasi elemento della vicenda, avrebbe rischiato di svolgere un ruolo non coerente con la delicatezza, l’importanza e la gioia del momento». «Si riparte - ha sottolineato - all’insegna della pazienza, della voglia della Fondazione e della città di Bari di consentire la riapertura anche a costo di rinunciare a qualche cosa».

Dal Corriere del Mezzogiorno

domenica 4 ottobre 2009

MILANO - Perde un Grattacielo


Milano perde il grattacielo australiano
Il cantiere è fermo da dieci mesi: 70 milioni per costruire i 24 piani progettati sono troppi per il fondo australiano proprietario dell'area. Resta la voragine delle fondamenta

La crisi si è abbattuta anche sull’avveniristica torre di 24 piani, accostata a due edifici più bassi, che avrebbe dovuto sorgere entro la fine dell’anno prossimo in via Principe Eugenio. E il verdetto lascia pochi dubbi: la Torre delle Arti, così com’era stata promessa alla città, non si farà più. Addio al «sogno nel cielo di Milano», come annunciava il battage pubblicitario. Con il mercato immobiliare congelato settanta milioni d’investimenti sono troppi.

A decidere il dietrofront è stato il fondo titolare del progetto: «La Torre delle Arti non si farà più perché non è finanziariamente sostenibile» fa sapere una fonte della società di gestione che amministra i beni del fondo immobiliare australiano Babcock & Brown, da marzo in amministrazione controllata e con rapporti molto stretti con il gruppo assicurativo Generali. Del tramonto del progetto, quasi 20mila metri quadri per 140 appartamenti di lusso (si parlava di circa 10mila euro al metro quadro), uffici e spazi culturali disegnati anche da artisti famosi tra cui Arnaldo Pomodoro, c’era già in realtà più di un indizio. A partire dallo stato del cantiere, abbandonato dal dicembre scorso dopo una breve fase di scavi.

È da mesi che non si vedono più al lavoro operai, ingegneri e macchinari su quella voragine coperta da teloni blu, chiusa con lucchetti e fonte di preoccupazione per i residenti: «Ci interroghiamo su che fine farà, sperando che presto qualcosa si muova» commenta Lorella Ventura, membro di quello che era il comitato di quartiere “No al grattacielo di via Principe Eugenio”, nato per denunciare l’impatto della torre sul quartiere e che oggi riunisce i residenti in ansia per il degrado di un cantiere in stallo.

La rescissione, prima dell’estate, del contratto con la Pessina costruzioni che non ha mai preso in consegna l’area, era stato un altro segnale poco incoraggiante. Si aggiunge una vertenza legale: i condomini del 9 di via Eugenio hanno chiesto i danni al fondo per le crepe e le infiltrazioni d’acqua che si sono ritrovati in casa all’indomani dell’avvio degli scavi. «C’è già stata una prima udienza e presto nomineremo un perito per quantificare i danni» fa il punto l’avvocato Veronica Dini che cura la questione a nome del condominio.

Il funerale della Torre delle Arti non significa però che non si pensi di costruire comunque su quei 20mila metri quadri vicini alla vecchia Fiera e a Citylife: il fondo titolare sta lavorando a un nuovo business plan, un progetto ridimensionato che, in tempi di crisi, costerà meno. E che dovrà ottenere anche l’approvazione del Comune: «Se c’è un nuovo piano lo valuteremo e se porterà modifiche sostanziali si dovrà rifare l’intero iter amministrativo - chiarisce l’assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli - per ora non ho comunque ricevuto alcuna comunicazione».

È dispiaciuto invece il padre della torre, l’architetto Marco Casamonti: «È un progetto di qualità - dice - e concertato con città e istituzioni: la mia speranza è che si trovi il modo di farlo comunque, o per lo meno che non venga stravolto troppo». A oggi nulla si conosce sulla possibile ripresa dei lavori. Di sicuro c’è solo che, prima del via libera a gru e operai, il terreno andrà bonificato: sotto il vecchio immobile, infatti, erano state trovate infiltrazioni consistenti di cherosene. Un intervento che durerà circa un mese, ma che non si sa quando comincerà.

Da La Repubblica

venerdì 2 ottobre 2009

ROMA - Ingorghi e code in tempo reale



Con «Luceverde» il traffico è online Nuovo servizio sulla mobilità cittadina dell'Aci in collaborazione con Campidoglio e polizia municipale
ROMA - Tutto il traffico minuto per minuto, grazie alle telecamere e alle mappe satellitari che consentono di identificare a colpo d’occhio dove sono code e ingorghi. Adesso i romani potranno conoscere cosa li aspetta, anche prima di uscire dalla propria abitazione (eventualmente trovare anche un percorso alternativo), semplicemente con un «clic»: basterà consultare la pagina romana di corriere.it., collegata con «Luceverde», la centrale di informazione sulla mobilità realizzata dall’Aci in collaborazione con il Campido glio e la polizia municipale.
TEMPO REALE - Una sala operativa avveniri stica, dove si riflettono le im magini di 50 webcam dei vigili urbani collocate nei punti ne vralgici, e dove arrivano in tem po reale anche le informazioni delle pattuglie dei 400 vigili ur bani, oltre quelle di un elicotte ro che sorvola la capitale due volte al giorno: la mattina alle 7.30 e alle 17.30. «Possiamo tenere sotto con trollo tutto il territorio comuna le - spiega il comandante Rena ta Petracca, responsabile Info mobilità della polizia municipa le - fino a Cesano e Ostia. Il no stro sistema integrato dà le in formazioni in tempo reale». Le zone più critiche? «Senz’altro quelle a ridosso delle Mura Au reliane - risponde Petracca -. Con tempi quasi costanti: la mattina in entrata e il pomerig gio in uscita».

INFORMAZIONI E NOTIZIE - Partito sei mesi fa «Lucever de » oggi è in grado di confezio nare 500 notizie quotidiane sul la mobilità (il sito è stato clicca to 70 mila volte tra marzo e set tembre) e preparare 57 notizia ri ogni giorno, 53 sulla viabili tà, come code e ingorghi, e 4 sulla transitabilità, come can tieri o manifestazioni. «I servi zi per gli automobilisti sono nel Dna dell’Aci - spiega Gior gio Tartaglia, responsabile di 'Luceverde' - così abbiamo vo luto dare a una grande città co me Roma un servizio a misura dei cittadini: una piattaforma di notiziari studiata per la capi tale che adesso vogliamo espor tare in altre grandi città». «Questo è un modo anche per l’amministrazione - aggiun ge - di fornire dati utili per i ro mani: grazie alle nuove tecnolo gie siamo in grado di offrire in diretta le situazioni di viabilità, aggiornate ogni 15 minuti».

L. Gar.

Dal Corriere della Sera